Enna. Protestano i cinque candidati esclusi dalle liste PD: epurazione o esplusione?
Enna-city - 08/05/2010
Enna. “Nel silenzio di tutti, il Partito Democratico di Enna ha scritto una delle più brutte pagine della sua storia recente: ha impedito la candidatura nelle tre liste approntate a sostegno del candidata sindaco del P.D. dei cinque esponenti del Partito – così scrivono Rosalinda Campanile, Patrizia Di Mattia, Maurizio Dipietro, Fulvio Licari e Claudio Parisi – già oggetto, qualche mese addietro, di procedimento di espulsione per avere stigmatizzato, attraverso un documento politico, come clientelare e fallimentare la gestione del Partito ennese, del governo e sottogoverno connessi, “processo” concluso con l’assoluzione di tutti gli “imputati”.
“Le ragioni di tale inaccettabile discriminazione hanno una duplice origine: una locale ed una nazionale – continuano gli esclusi – Quella locale riguarda la scelta di profondere il loro impegno politico nella direzione che il Partito Democratico di Veltroni sembrava indicare: la meritocrazia, la difesa delle classi più deboli, la buona amministrazione, la trasparenza ed il rigore delle scelte politiche, ad iniziare da quelle sul personale politico, la lotta al malaffare ed alla criminalità, lo sviluppo ecosostenibile, ecc…
La naturale conseguenza di ciò è stato l’impegno a favore della candidatura di Rosario Crocetta al Parlamento europeo e di quella di Giuseppe Lumia alla segreteria regionale del P.D..
Ambedue le scelte sono state contrastate dalla stragrande maggioranza della classe dirigente del P.D. ennese (ma premiate, specie nelle consultazioni elettorali “vere”, dalla stragrande maggioranza dei cittadini ennesi).
L’altra ragione, quella extralocale, sta nella contrapposizione che alcuni parlamentari nazionali hanno frapposto, con successo, alla candidatura del sen. Crisafulli alla carica di sindaco di Enna, per taluni comportamenti che, sebbene penalmente irrilevanti, sono ritenuti incompatibili con i valori di cui il P.D. vuole farsi interprete nella società italiana.
Rispetto alla polemica montata a livello nazionale sull’opportunità della candidatura del sen. Crisafulli, gli scriventi hanno la stessa responsabilità che avevano i familiari dei partigiani sui quali la ferocia nazi-fascista sfogava la propria rappresaglia, non avendo la forza né il coraggio di affrontare i responsabili degli atti della guerriglia partigiana rifugiati in montagna
II nuovo clima che si è venuto a creare, forse anche con il nostro piccolo contributo, ha probabilmente concorso al clamoroso epilogo della vicenda relativa alla candidatura a sindaco di Enna del sen. Crisafulli, costretto ad ammainare la bandiera che da giorni sventolava, sotto forma di gigantografie elettorali, in ogni angolo della città.
Per mantenere viva una voce alternativa al pensiero unico dominante nel P.D. di Enna, Patrizia Di Mattia e Maurizio Dipietro hanno chiesto ed ottenuto “asilo” nella lista civica “Enna al Centro”, coagulo di una serie di esperienze della sinistra e del riformismo ennese.
Anche quella parte del Partito che pareva intenzionata ad aprire un dialogo con la posizione politica di chi scrive ha ritenuto alla fine di sacrificarlo sull’altare di un’unità di partito che è, per un verso, parziale e, per altro verso, finta.
Una storia che si ripete da anni e che, anche grazie al disinteresse del Partito regionale e nazionale (e, nel tempo, prima del P D.S., poi dei D.S.), ha costretto le migliori intelligenze del Partito a fare altre scelte per potere continuare liberamente nel loro impegno politico.
Ma più della prepotenza di chi ha pronunciato il niet e dell’arrendevolezza di chi ha barattato veti contrapposti, colpisce l’atteggiamento pilatesco di chi, forte di un investitura popolare regionale o nazionale, non riesce a garantire le condizioni minime di democrazia interna al P.D. ennese.
Con la presente, torniamo a chiedere al segretario regionale on.le Giuseppe Lupo ed al segretario nazionale on.le Pìerluigi Bersani, se la nostra epurazione dalle liste del P.D. a sostegno del candidato sindaco Garofalo equivalga alla nostra espulsione dal Partito, una sorta di “pulizia etnica” di una minoranza culturale prima ancora che politica, ovvero se non ritengano, dall’alto della loro statura politica e dell’autorevolezza del ruolo che ricoprono, di onorare quella statura e di rispettare quel ruolo, adottando tutte le decisioni necessarie a ripristinare la vita democratica all’interno del P.D. ennese”.