Il vino siciliano nel mirino di Trump, i dazi Usa uccidono le produzioni
Enna-Cronaca - 27/03/2025
C’è una Sicilia che trema per gli annunciati dazi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ed il 2 aprile, data in cui dovrebbero scattare, è segnato in rosso nel calendario dei produttori di vino. Sì, perché nel ventaglio delle merci provenienti dall’Unione europea che subiranno le imposte sulle importazioni c’è anche il vino, così come formaggi, olio, aceto e pasta.
Il secondo vigneto italiano
Dai dati diffusi tempo fa dall’Osservatorio sulla competitività delle Regioni del Vino – Sicilia, realizzato da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con UniCredit, la Sicilia è il secondo vigneto italiano, almeno per estensione, con oltre 95 mila ettari coltivati ma è la prima regione del Paese per superfice bio.
Cresce l’export verso gli Usa
Come è di tutta evidenza, le esportazioni rappresentano una fetta importante del fatturato delle aziende ed a cascata, a beneficiarne, è l’intera filiera. Lo dicono i numeri, forniti dallo stesso Osservatorio, per cui solo nel 2023, l’export di vini bianchi Dop siciliani è cresciuto del 29% negli Stati Uniti.
Il presidente di Coldiretti Sicilia, “rischio per le nostre imprese”
La preoccupazione è piuttosto forte in Sicilia, come testimoniato da Francesco Ferreri, presidente di Coldiretti Sicilia. “Sulla scorta delle prime informazioni, uno dei prodotti che potrebbe subire -dice Ferreri – i dazi americani è il vino. In ogni caso, quando si parla di vino e prodotti agroalimentari, certamente la Sicilia è interessata, per cui le aziende rischiano di essere colpite. Peraltro, parliamo di uno dei mercati, quello del Nord America, tra i più interessanti ed importanti. Oggi è importante che vi sia un’azione da parte dell’Unione europea affinché si trovi una soluzione, la migliore possibile ed evitare catastrofi economiche”.
Gli americani hanno fatto già scorte di vino
Nei mesi scorsi, poco dopo il successo elettorale di Donald Trump e le sue promesse di imporre dazi sui prodotti europei, molti importatori americani, come riportato da Il Sole 24 Ore, hanno fatto incetta di vino siciliano per evitare di restare scoperti e soddisfare le esigenze della loro selezionatissima clientela. Durante la presentazione di “Cultivating the future: la Sicilia del vino si racconta”, uno studio commissionato da Assovini, svoltosi nei locali dell’Università di Messina, si è stimato che l’export verso gli Usa vale per i produttori siciliani il 28% del totale esportato.
Più in generale, come emerso in un’inchiesta dell’AGI, il costo per le singole filiere sarebbe di quasi 500 milioni di euro solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi. Lo scorso anno, da quanto svelato dal Centro studi di Confindustria, le vendite di beni italiani negli Usa sono state pari a circa 65 miliardi di euro, con un surplus vicino a 39 miliardi.
“L’importanza del mercato americano”
Che il mercato Usa sia strategico per il vino siciliano lo sa bene il presidente di Coldiretti Sicilia, Francesco Ferreri, per cui si rischia di disperdere un lavoro iniziato 30 anni fa dai produttori siciliani. “Il comparto agroalimentare italiano e siciliano – dice Ferreri – vale molto negli Usa. Peraltro, sul mercato americano i produttori siciliani, negli ultimi 30 anni, hanno investito molto per posizionare i prodotti. Il danno può essere sia di natura economica, per via della flessione del fatturato che ne deriverebbe, sia di posizionamento costruito dopo un lungo lavoro”.