Morte di un feto, pm chiede giudizio per 2 medici ed una sanitaria

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna ha richiesto al Giudice per le indagini preliminari, il rinvio a giudizio di due medici e di un’ostetrica del reparto di ostetricia dell’ospedale Umberto I di Enna.
Le parti offese sono Rosario Arena e Lorenza Stimolo di Valguarnera, difesi entrambi dall’avvocato Arnaldo Faro del foro di Agrigento e dall’avvocato Maria Rosa Bonanno. Il Giudice Michele Martino Ravelli ha fissato l’udienza preliminare per il 6 marzo 2025 alle ore 10.

La vicenda

I tre indagati per quanto accaduto nel reparto di neonatologia la mattina del 3 maggio 2022, dovranno rispondere -secondo l’accusa del P.M.- di condotte negligenti ed imprudenti, considerato che avrebbero
apprestato un’assistenza inadeguata ed inefficace nei confronti della partoriente Lorenza Stimolo. Nella fattispecie gli operatori sanitari, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero commesso errori tali da determinare il decesso del feto. I coniugi Arena, come fonti di prova hanno evidenziato due denunce/ querele presentate alla stazione dei carabinieri di Enna in data 3 maggio e 4 maggio 2022 nonché consulenza medico legale del 16 maggio e nota del 10 maggio della sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura di Enna.

I genitori chiedono giustizia

I coniugi Arena a distanza di quasi tre anni non si danno ancora pace e chiedono giustizia, per quel figlio che sino a qualche ora prima del parto – ripetono ancora- era sano come un pesce. Per loro era il primo bambino che si doveva chiamare Giovanni, ma “condotte negligenti ed un’assistenza tardiva ed inadeguata -ribadiscono ancora oggi i due coniugi- lo hanno impedito”. E non si danno pace. Ricordano ancora quel giorno, quel fatidico 3 maggio 2022, quella dolorosa comunicazione da parte dei medici. Il loro Giovanni, non aveva emesso il primo vagito, tanto atteso. Incredulità, confusione, paura, rabbia, dolore fisico e psicologico: sentimenti devastanti che ancora oggi pervadono la mente di Rosario e Lorenza.

Il padre, “fiducia nella magistratura”

“Non è possibile, vi state sbagliando- così Rosario ripeteva attonito ai medici che gli davano la triste notizia – invece era tutto tremendamente vero. Una verità nuda e cruda, tanto che, ripreso
lucidità e resosi conto dell’irreparabile chiamava i carabinieri denunciando quanto fosse accaduto. Non è stato facile per loro in quasi tre anni, ingoiare un rospo così amaro, non si sono voluti arrendere e
chiedono oggi giustizia. Non hanno calcolato nulla pur di averla, consultando in diversi posti della Sicilia avvocati, consulenti, periti di parte. Diversi infatti gli esami peritarli susseguitesi da professionisti di
loro fiducia per venire a capo della verità. Una verità che per loro è chiara ed inconfutabile. Adesso è tutto nelle mani dei giudici. “Abbiamo piena fiducia nella Magistratura- ripete ancora oggi Rosario.
Aspettavamo da tempo questo primo passaggio, adesso spero solo che venga resa giustizia, a me, a Lorenza e al piccolo Giovanni”.