Enna calcio, la versione di Albanese, “squadra ok, arriverà una punta”

E’ uno dei giornalisti sportivi italiani più seguiti Giovanni Albanese, ennese doc, ma nonostante il lavoro sia concentrato sui campi di serie A o della Champions League l’occhio sull’Enna è sempre attento.

Il campionato dell’Enna è altalenante. Ritieni che è quello che ci si aspettava?

Penso stia andando al di sopra delle aspettative realistiche, se guardiamo al budget che è stato speso a confronto delle società che avevano detto di essere solo di passaggio in Serie D. La verità è che sta venendo fuori un campionato molto livellato, in cui le idee dell’Enna valgono la classifica che altri hanno per merito o demerito di quanto hanno speso. È chiaro che la rosa a disposizione di Pagana manchi in qualcosa, sia in termini di esperienza che di qualità in qualche zona del campo. Ma penso che i risultati stiano pagando il grande lavoro svolto fin qui dalla squadra e dall’allenatore, tra le mille difficoltà che ci sono in una realtà che mancava nella categoria da 35 anni.

L’attacco è tra i più asfittici del torneo. Non è necessario un rinforzo nel mercato di riparazione?

So che la società è al lavoro per un attaccante di livello. Ma non penso sarà questa la soluzione a tutti i problemi che vengono percepiti in questo momento. A una rosa giovane, come quella che ha l’Enna, serve solo del tempo e tanta fiducia per lavorare come si deve al fine di crescere. È un processo che va supportato anche quando i meccanismi s’inceppano, a meno che venga meno l’impegno da parte del gruppo di lavoro. La mia idea è che l’Enna stia pagando a volte degli errori di gioventù, ma non mi pare sia venuta mai una volta meno con l’impegno alle partite che ha giocato. Anche in avanti, qualcosa manca per caratteristiche e non perché le soluzioni esistenti non siano all’altezza.

Ritieni che il pubblico abbia risposto all’appello della società di sostenere gli sforzi per mantenere la D dopo circa 40 anni di assenza?

 Tutte le volte che torno vedo lo stadio pieno, il colpo d’occhio è bello anche se a volte il pubblico rumoreggia troppo, dimenticandosi che il sogno della Serie D oggi è realtà, quindi va supportato e non criticato per ogni cosa. L’aspetto positivo è che la squadra ha il supporto della tifoseria organizzata in casa e in trasferta, credo sia da sottolineare come i tifosi abbiano continuato a tifare quest’anno anche nelle partite perse malamente. In generale, però, credo pure che la città abbia fatto qualche passo a vuoto nei momenti in cui serviva far sentire alla società la propria vicinanza. L’esempio degli abbonamenti è il più significativo. L’estate scorsa la campagna si è fermata alla vendita 96 tessere, di cui 5 miei che vivo a Torino. Me ne aspettavo almeno 400-500 dopo una promozione storica, e forse anche il mercato si sarebbe concluso diversamente.

Hai aperto un altro canale social. Il mondo dell’informazione è in pieno cambiamento. Che idea ti sei fatta? E come vedi il futuro del giornalismo sportivo tu che occupi una postazione prestigiosa?

 È un mondo in piena evoluzione, che in parte sta ancora cercando la sua forma migliore per proiettarsi definitivamente nella modernità. Oltre all’impegno e alla passione, che non devono mai mancare, è diventato più importante il filo diretto con chi segue. Nell’era dei social tutti vogliono dire la propria e non sempre si riesce a distinguere la buona informazione da quella cattiva. Non è più tempo delle costruzioni mediatiche, siamo verso un mondo fatto più a misura di chi vuol seguire solo un argomento specifico e non tutto ciò che passa. Prendendo da esempio l’Enna, la carenza di giornalisti presenti al seguito della squadra (segnale non bello per la città) ha spinto il club a realizzare alcuni contenuti autoprodotti, apprezzabili perché diventa un modo per raccontare non solo le attività del club ma anche le diverse eccellenze presenti nel territorio.