Doppio gioco della Regione su ex Province e Aree interne

Mentre a Roma si valuta di bypassare la legge statale Delrio per consentire alla Regione Siciliana di introdurre l’elezione diretta negli enti intermedi, è la stessa Regione Siciliana a cercare la rissa istituzionale. Sono state infatti riconosciute dalla Presidenza della Regione Siciliana nei giorni scorsi le prime quindici delle venti Autorità previste per selezionare gli interventi di politica territoriale del Programma Fesr Sicilia 2021-2027, con una dotazione finanziaria complessiva di oltre 1,2 miliardi di euro.

Le Aree urbane e le Aree interne

Si tratta di otto Aree urbane funzionali (Palermo, Messina, Catania, Ragusa, Siracusa, Trapani, Gela e Sicilia centrale) con il ruolo di “Autorità urbane”, e di sette Aree interne (Madonie, Calatino, Mussomeli, Troina, Nebrodi, Santa Teresa di Riva delle Valli Joniche e del Corleonese, del Sosio e del Torto) che avranno il ruolo di Autorità territoriali, per il ciclo di programmazione 2021-2027.

La doppia partita della Regione

La Regione non fa neanche mistero dell’obiettivo principale che dovranno raggiungere le sette Aree Interne, costituite sotto forma di Unioni di Comuni, e cioè quello di arrestare il declino demografico, attraverso l’erogazione di “servizi essenziali” e l’avvio di progetti per migliorare i sistemi produttivi locali
e rendere più attrattivi i territori. In sostanza, la Regione sembra giocare con “due mazzi di carte”, con il primo tende la mano alle forze politiche, bisognose solamente di issare bandierine elettorali, facendo loro credere che si possano riesumare gli organi di governo delle soppresse Province regionali eleggendoli direttamente come in passato, con il secondo incoraggia e foraggia i veri enti di area vasta nati spontaneamente e dal basso negli ultimi anni per la difesa delle aree interne.

Due enti ma con risorse diverse

Ammesso, e statutariamente non concesso, che il legislatore siciliano riesca a fare l’ennesimo tuffo carpiato con avvitamento a destra, saranno almeno due gli Enti a rivendicare sullo stesso territorio la competenza sulle politiche di area vasta. Con una grande differenza, che gli “istituiti” Liberi consorzi comunali non avranno neanche la forza finanziaria per chiudere i rispettivi bilanci annuali mentre le “costituite” Aree Interne continueranno a ricevere fiumi di denaro.