Mafia a Barrafranca, condanne definitive per i figli del boss Bevilacqua

La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni della Corte d’appello di Caltanissetta, nel processo per mafia “Ultra” sulla mafia a Barrafranca, scaturito dall’operazione, della Dda nissena, per cui le sentenze diventano definitive.

Sentenze definitive

La sentenza riguarda gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato e tra loro il boss Raffaele Bevilacqua, nei confronti del quale non si era proceduto già in secondo grado perché deceduto a maggio 2023 all’ospedale San Paolo di Milano, dove era stato ricoverato mentre era detenuto al 41 bis.

Gli imputati

Tra gli imputati anche la figlia di Raffaele Bevilacqua, Maria Concetta, che svolgeva la professione di avvocato come lo era stato anche il padre.  Confermate quindi le condanne ad eccezione dell’annullamento con rinvio per Giuseppe Trubia, difeso dall’avvocato Gaetano Giunta, che in appello era stato condannato a 10 anni 8 mesi. La Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi, confermando le condanne di secondo grado, per Maria Concetta Bevilacqua, 10 anni 10 mila euro di multa; Salvatore Strazzanti, 20 anni; Angelo Tummino, 6 anni; Michele Mannuccia, 9 anni 4 mesi; Maria Barbara Cangemi, 4 anni 8 mesi; Carmelo Scilio, 8 anni 8 mesi 32 mila euro di multa; Davide Cardinale, 6 anni 20 mila euro di multa; per il boss Giovanni Monachino, uno dei capi del clan di Pietraperzia, ritenuto uno dei referenti provinciali di Cosa Nostra, è stata confermata la condanna a 20 anni di reclusione; confermati 20 anni per Salvatore Privitelli e Andrea Ferreri; per Flavio Alberto Bevilacqua, figlio anche lui di Raffaele, confermati 12 anni 9 mesi e 10 giorni; per Agatino Maximilian Fiorenza,  7 anni 8 mesi; per Gaetano Coppola, 8 anni 8 mesi 32 mila euro di multa; per Salvatore Centonze, quattro anni e 13.350 euro di multa; per Domenico Cardinale, cinque anni 14 mila euro di multa; per Filippo Milano, 10 anni 20 giorni.

L’operazione era scaturita dalle indagini sul tentativo di Raffaele Bevilacqua, di riorganizzare la cosca e le sue attività illegali, mentre si trovava agli arresti domiciliari che aveva ottenuto per motivi di salute