Crisi idrica, cercasi pozzi disperatamente ma i ritardi sono clamorosi

Dopo la trasferta palermitana, il Comitato “Senz’Acqua Enna” è riuscito a far sedere attorno al medesimo tavolo di Sala Cerere tutti gli attori pubblici a vario titolo competenti alla gestione dell’attuale emergenza idrica. Il Direttore della ”Cabina di Regia” Cocina, il Presidente dell’Assemblea Territoriale Idrica Cammarata, il Presidente del gestore del servizio idrico “AcquaEnna” Bruno e il Sindaco del Comune di Enna Dipietro. Unico assente, il gestore di sovrambito “SiciliaAcque”. L’interessante incontro, nel contesto del quale i toni sono rimasti elevati per un lungo lasso di tempo con accuse reciproche, ha fatto emergere con estrema e fredda evidenza almeno due questioni.

Ancipa addio e caccia ai pozzi

La prima, che al netto d’improbabili e mirate precipitazioni di tipo alluvionale, la diga Ancipa,
che ha approvvigionato per tanti anni i territori dell’area interna e centrale della Sicilia, non
potrà più svolgere tale funzione. La seconda, che il miglior modo per ridurre le attuali turnazioni della somministrazione d’acqua potabile nelle utenze è quello di raggiungere l’autonomia di approvvigionamento attraverso l’individuazione di più sorgenti e pozzi naturali in tutti i territori.

I fondi

Ora, se la prima questione risente, evidentemente, di decisioni che non appartengono ai comuni mortali, la seconda, invece, sembra essere figlia delle “non decisioni” di chi avrebbe dovuto fare e non ha fatto, soprattutto se si tiene conto dei realizzati, e sbandierati, investimenti infrastrutturali e dell’integrale impatto in tariffa delle correlate quote di ammortamento. Basti qui evidenziare che nel 2021 l’ATI di Enna è stata beneficiaria di un ingente finanziamento pubblico da parte del Ministero delle Infrastrutture, pari ad euro 58.079.104, per una percentuale di contribuzione pubblica del 98%.

La caccia alle nuove fonti

E’ apparso quindi grottesco lo scenario che ha caratterizzato l’ultima parte dell’incontro e che vedeva tutti i commensali seduti a tavola, impegnati nel cercare disperatamente siti idonei per scavare pozzi alla ricerca del prezioso liquido. Esattamente! Proprio quei pozzi la cui ricognizione si sarebbe dovuta fare in sede di redazione di quello strumento di programmazione e di emergenza per le crisi idriche che, a dire del Presidente dell’ATI Cammarata, è stato approvato dall’ATO 5 nel 2005 e che risulta ancora attuale ed adeguato per fronteggiare la presente situazione di crisi.

Il piano emergenziale c’è ma non si vede

A questo punto sorge spontanea la nostra domanda. Ma se questo Piano (la cui mancata pubblicazione nel sito web istituzionale impedisce ai cittadini/utenti/consumatori di prenderne visione) esiste e che certamente contiene nell’ordine,
a) la relazione dettagliata di analisi del rischio di crisi idrica e dei suoi effetti; b) l’individuazione e la delimitazione delle aree geografiche e dei corpi idrici interessati; c) le fonti di approvvigionamento idrico alternative utilizzabili, in relazione alla dotazione infrastrutturale disponibile, motivando la scelta; d) gli interventi, le opere ed i lavori, puntualmente localizzati, da porre in essere, entro i tempi massimi di esecuzione prefissati, motivando le scelte; e) gli interventi, le opere e i lavori di carattere temporaneo corredati dei relativi progetti di rimessa in ripristino; f) le misure e le azioni idonee a fronteggiare situazioni di emergenza idrica idropotabile, tenuto conto anche della dotazione infrastrutturale disponibile, perchè si stanno cercando solo adesso sorgenti e pozzi al punto di incaricare geologi, esperti di campagna, anziani conoscitori e financo veggenti?