Codacons contro AcquaEnna, esposto in Procura

Il vicepresidente regionale del Codacons, Bruno Messina, annuncia un esposto alla Procura della Repubblica di Enna in merito alla gestione dell’emergenza idrica .

La gestione del servizio idrico

“Le informazioni riportate – dice l’avvocato Messina – solleverebbero seri dubbi sull’operato del gestore idrico, evidenziando presunte irregolarità e comportamenti poco trasparenti, che avrebbero danneggiato gli ennesi”.

La versione dell’associazione degli ultimi 34 anni

Le accuse mosse dal Codacons sono gravi, l’associazione offre una sua lettura attorno alla gestione idrica negli ultimi 34 anni. “Dalle indagini condotte dalla stampa, supportata da un ex Assessore, sarebbe emerso che sin dal 1998 il fabbisogno idrico – dice Messina – di Enna era coperto fino al 60% da pozzi e sorgenti locali. Poi, nel 2005, quando la gestione idrica passò ad Acquaenna, circa il 75% dell’acqua della città proveniva dai 5 pozzi di contrada “Bannata” e dalle sorgenti locali, riducendo l’acquisto da Siciliacque al 25%, con prelievi dalla diga Ancipa di Troina.”

“Mentre l’acqua – aggiungono dal Codacons – delle sorgenti e dei pozzi, essendo di proprietà statale, non ha costi, quella dell’Ancipa va pagata e ha un prezzo elevato rispetto agli standard italiani. La crisi idrica attuale e la conseguente dichiarazione di emergenza ha prodotto lo stanziamento di fondi pubblici per aprire nuovi pozzi in Sicilia”.

Le bollette salate

Secondo la tesi del vicepresidente regionale del Codacons, Bruno Messina, le risorse pubbliche favorirebbero il gestore ma l’esponente dell’associazione pone altre questioni come la vicenda delle partite pregresse.

“Pertanto – conclude Bruno Messina – chiederemo alla Procura della Repubblica di Enna di fare piena luce sulla vicenda, indagando sulle modalità di affidamento dell’appalto, sull’attività posta in essere dal gestore idrico e sulla corretta allocazione dei fondi pubblici stanziati per fronteggiare l’emergenza”.