Crisi idrica, ma i sindaci hanno fatto i compiti a casa?
Enna-Cronaca - 27/09/2024
In questi giorni di protesta popolare si assiste ad un rimbalzo delle responsabilità tra le diverse Istituzioni a vario titolo coinvolte nel policentrico governo del sistema idrico. Tra le polemiche sollevate vi è anche quella che porterebbe i Sindaci sul banco degli imputati per non avere fatto “i compiti a casa” in tempo utile per scongiurare l’interruzione della somministrazione della vitale risorsa idrica. Non mancano le difese dei primi cittadini e tra queste quella che vedrebbe il Sindaco sprovvisto di competenza in materia.
Il ruolo dell’Ati
Questa tesi difensiva non ci convince affatto, perchè se è certamente vero che il sistema idrico è stato sottratto orizzontalmente e verticalmente ai Comuni e che lo stesso viene assicurato per ambiti territoriali sovra comunali, è altrettanto vero che l’Autorità d’ambito (oggi Assembea Territoriale Idrica – ATI) chiamata dal legislatore ad esercitare le funzioni di regolazione di tale servizio, è composta dai Sindaci dei Comuni che fanno parte del relativo ambito territoriale.
Le funzioni dei sindaci
I Sindaci hanno pertanto non solo la facoltà, ma anche l’obbligo di esercitare la propria funzione in modo associato per assicurare il governo congiunto di un Ente (l’ATI) a cui la legge ha affidato competenze strategiche e fondamentali. Tra queste, per accostarci al disagio che stiamo vivendo, quella di approvare il
piano d’ambito comprendente anche gli interventi necessari al superamento delle criticità idropotabili e depurative presenti nel territorio e quella di approvare il piano operativo di emergenza per la crisi idropotabile (art. 3, comma 3 lett. b) e d), l.r. n. 19/2015). L’adozione di tali strumenti avrebbe
consentito la ricognizione e la pianificazione degli interventi urgenti per il reperimento di risorse alternative, l’individuazione di soluzioni per il reperimento di nuove risorse idriche ad uso potabile, la ricognizione e le azioni per l’utilizzo di pozzi e sorgenti esistenti nei diversi territori.
La ricerca di fonti
Ora, in attesa di sapere se l’ATI di Enna si è mai dotata di tali importanti strumenti, appare evidente che, in un conteso emergenziale qual’è quello che stiamo vivendo, in cui la siccità non è più un fenomeno straordinario, la ricerca di fonti alternative di approvvigionamento per affrancarsi dalla diga Ancipa
doveva già rientrare nell’agenda politica di ogni Sindaco, se non altro nella veste di componente dell’ATI. Del resto, la maggior parte dei quaranta pozzi che si sono trovati – solo in questi giorni – nel nisseno e nell’ennese è da accreditare proprio all’attenzione posta dai Sindaci che, certamente più di altri,
hanno conoscenza del rispettivo territorio.