La siccità nel futuro della Sicilia, uno studio, “grano e olive a picco”
Enna-Provincia - 04/09/2024
La siccità, capace di devastare l’agricoltura siciliana e far esplodere in tutta la sua forza l’emergenza idrica, non sarà limitata solo al 2024.
Lo studio del World Weather Attribution
Anzi, secondo uno studio del World Weather Attribution, organismo scientifico che valuta il legame tra i fenomeni meteorologici estremi e il cambiamento climatico provocato dall’azione umana, questo cappio al collo, che interessa anche la Sardegna, durerà ancora per anni, con conseguenze inimmaginabili per l’economia dell’isola, soprattutto la parte legata all’agricoltura ed al turismo.
Il riscaldamento climatico
I ricercatori, appartenenti a diverse università ed agenzie metereologiche, tra cui Stati Uniti, Svezia, Italia, Inghilterra e Paesi Bassi, sostengono che la siccità è destinata ad aumentare per via del riscaldamento climatico
Quale è la causa del fenomeno
Gli stessi studiosi, nella loro analisi diffusa dal Wwf Italia, spiegano, come emerge in un articolo de Il Sole 24 Ore, che “il calore persistente che fa evaporare l’acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici sta causando l’aumento della siccità; senza gli effetti del riscaldamento globale provocato dall’uomo la siccità su entrambe le isole non sarebbe classificata come estrema; le isole italiane continueranno a sperimentare siccità più gravi se si continua con lo sfruttamento dei combustibili fossili”.
Le produzioni fossili: a Siracusa c’è il Petrolchimico
La produzione di energia fossile altro non è che il carburante, tratto dalla lavorazione del petrolio. Uno dei centri di raffinazione più importanti in Italia ed in Europa è certamente il Petrolchimico, concentrato nel Siracusano, tra Priolo, Melilli ed Augusta. Qui ci sono tre raffinerie, due di proprietà del fondo cipriota Goi Energy, una nella disponibilità dell’algerina Sonatrach.
La zona industriale siracusana è stata dichiarata dal Governo nazionale sito strategico nazionale, contestualmente l’area è al centro di un piano di Transizione ecologica considerato che, a partire dal 2035, come disposto dall’Unione europea, non potranno più circolare nel Vecchio Continente veicoli a benzina o a gasolio. Ne passerà ancora di tempo, per cui da qui fino a quella data, la produzione di energia fossile, al netto di cambiamenti che potrebbero far slittare lo stop ai mezzi con energia fossile, continuerà con tutta la sua forza propulsiva.
Grano e olive in crisi
La zona industriale, con insediamenti anche a Gela ed a Milazzo, resta, però, un asset importante per l’economia e l’occupazione dell’isola, per cui si ritorna sempre alla stessa domanda, cioè se ambiente, salute e lavoro possono convivere.
Di certo, in queste condizioni a morire sono le produzioni agricole: in Sicilia, come sottolinea al Sole 24 Ore Friederike Otto, docente di Scienze del clima presso il Grantham Institute all’Imperial College di Londra , “le colture utilizzate per produrre piatti simbolo della cucina italiana, come il grano e e le olive, stanno morendo a causa del caldo torrido ben oltre i 40 gradi. Per impedire che la situazione peggiori ulteriormente dobbiamo smettere di bruciare combustibili fossili”.
Lo scenario e come uscire dal vicolo cieco
Gli studiosi ritengono che da qui al 2050 la temperatura potrebbe alzarsi di ulteriori due gradi. “In Sicilia – spiega Luigi Pasotti, direttore del Servizio informativo agrometereologico siciliano Sicilia Orientale – la siccità che oggi classifichiamo come estrema diventerà eccezionale se la temperatura globale aumenterà di soli 0,7 gradi. Ecco perché sarà fondamentale sviluppare strategie di adattamento per proteggere settori vitali per la Sicilia e la Sardegna, come l’agricoltura e il turismo, ma sarà altrettanto importante che l’Italia rispetti gli accordi internazionali sulla riduzione delle emissioni”.
Wwf, “politica ha sempre negato il cambiamento climatico”
Per Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia, ““Non è certo un allarme nuovo”. “Il Wwf Internazionale lo aveva lanciato, con una conferenza stampa a Roma, ben 20 anni fa. Da allora, ben poco è stato fatto: per anni tante forze politiche hanno continuato a negare il cambiamento climatico, rallentando l’adozione delle misure urgenti necessarie”. L’Italia, come sottolinea Midulla, è “all’ultimo posto tra i primi dieci Paesi europei per rinnovabili, pur essendo un Paese del G7”.