Ente autodromo, tra responsabilità penali e politiche
Enna-Cronaca - 30/08/2024
Diffusi sono i casi in cui i conflitti politici entrano nelle aule dei tribunali nel tentativo di trovare le auspicate composizioni e altrettanto diffusi sono i casi in cui le questioni si risolvono con un nulla di fatto.
Le responsabilità
Già, perché al netto di posizioni personali caratterizzate da comportamenti annoverabili in categorie delittuose di grave entità (concussione, corruzione etc.) è difficile sanzionare l’esercizio scorretto di una funzione amministrativa. Ancora più difficile è individuare responsabilità non propriamente personali quali sono quelle sottese ai deficit del sistema organizzativo interno alla P.A.. Senza considerare che, in ogni caso e al netto delle rare ipotesi di commissariamento ad acta promosse dal Giudice amministrativo, un organo appartenente al potere giudiziario non potrà sostituirsi ad un organo che appartiene al potere esecutivo.
L’inchiesta della Procura
L’inchiesta della Procura di Enna, scaturita dalle “stranezze” segnalate dal sindaco in merito ai passaggi che hanno portato poi alla liquidazione del Consorzio Autodromo di Pergusa, è stata aperta allo scopo di verificare comportamenti poco trasparenti in capo a chi ha rappresentato in sede assembleare le volontà politiche dell’ACI e del Libero Consorzio comunale.
Le competenze
Lasciando, ovviamente, agli organi competenti le valutazioni di rispettiva competenza, ci sembra qui utile sottolineare la fase storica che sta vivendo la Pubblica Amministrazione, sempre meno soggetta a “controlli” e sempre più proiettata al raggiungimento di soli “risultati”. L’attuale ordinamento ci consegna una P.A. in cui i controlli esterni non esistono più da tempo, i controlli interni sono affidati a dirigenti nominati dall’organo politico su base fiduciaria, la responsabilità per danno erariale è stata circoscritta alle sole ipotesi di dolo e non più di colpa grave, e il reato (cosiddetto “recettore”) di “abuso d’ufficio” è stato cancellato dal Codice Penale. Il funzionario pubblico è così passato, in un solo lustro, dalla “paura della firma” al “laissez faire”.