Lettera in redazione, “la miniera di Grottacalda a rischio scomparsa”

Parlare della Miniera di Grottacalda ovvero del baricentro minerario più significativo situato tra Enna, Piazza Armerina e Valguarnera vuol dire riguardare un luogo minerario che chiede con veemenza aiuto
per il mantenimento del suo altissimo e pregnante valore storico- testimoniale della regione mineraria centro meridionale siciliana.

Il parco di Floristella

Non è bastata l’istituzione del Parco minerario di Floristella per salvaguardare questo paesaggio minerario costituito da un patrimonio di archeologia industriale altamente significativo sia per dimensione che per qualità dei manufatti industriali. Quello che oggi possiamo scorgere è uno scenario percettivo sempre
più derelitto che ogni giorno rischia implacabilmente di non essere più visto per il continuo degrado – presto irreversibile – delle strutture produttive abbandonate da più di mezzo secolo e che non
ricevono nessuna attenzione da parte delle istituzioni pubbliche regionali e provinciali preposte alla salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali rappresentativi dell’identità siciliana.

L’oblio sulla miniera

Con il passare degli anni ci si è dimenticati che la Miniera di Grottacalda sin dalla sua iniziale produzione avvenuta intorno al 1870 rappresentò un polo produttivo assai rilevante per la Montecatini che con alterne vicende la mantenne con concessione perpetua fino al 1959 per cedere poi nel 1963 tutte le pertinenze ex produttive dal patrimonio indisponibile dello Stato a quello della Regione siciliana.

Rischio crollo

Si vuole dare il segno e lanciare un allarme poiché l’elemento iconemico per eccellenza che caratterizza la miniera dismessa di Grottacalda è a rischio di scomparsa. Ci si riferisce al complesso architettonico produttivo rappresentato dai Pozzi Mezzena (1934- 1936) che arriva fino alla profondità di circa 350 metri e un tempo dotato di un castelletto in muratura alto fino a 23 metri (oggi non più visibile). Questo articolato complesso architettonico che si sviluppa su tre diverse quote dal forte connotato territoriale identitario e che richiama alla mente pregevoli architetture del lavoro del periodo del costruttivismo d’oltre confine e ricorda altri interessanti manufatti produttivi tedeschi (ed es. AEG di Peter Beherens e le architetture produttive di bacino della Rhur) è oggi a rischio di crollo portandosi dietro dopo quello fisico-strutturale la perdita identitaria quasi a voler significare la dismissione socio-economica della nostra realtà territoriale.

La vicenda dei Pozzi Mezzena

Infatti, il rischio di sparizione dei Pozzi Mezzena unitamente al più vasto complesso minerario di Grottacalda e di Floristella è la prova concreta che non si riesce, ancora una volta, a concatenare i diversi attori istituzionali in una prospettiva di valorizzazione complessiva che avrebbe trovato – se giustamente
incardinata in intese programmatiche tra le diverse autorità pubbliche e private – attuazione nelle misure del PNRR per la creazione di quel SCIENCE CENTER prefigurato già nel Piano Territoriale Provinciale.


Il rischio di crollo e di scomparsa dei valori simbolici di Grottacalda e del più ampio paesaggio zolfifero provinciale è la testimonianza che l’ecosistema socio-politico regionale provinciale è, ahimé, talvolta
poco propenso a trovare momenti di iniziative e di progettualità condivisa per svolgersi solamente in inutili elementi puntuali privi di rilevanza e significatività per attuarsi solo nello sterile chiacchiericcio
senza una visione improntata alla tutela (manutenzione- salvaguardia), uso e godimento di questo imponente patrimonio minerario dismesso.


Non si può aspettare che alla sparizione della testimonianza socio- economica derivata dalla chiusura delle miniere di zolfo segua la scomparsa delle testimonianze fisiche di quel fattore produttivo che
ebbe rilevanza internazionale come se quasi tutto qui si appaia alla sparizione fisica e di ruolo dei territori dell’entroterra siciliano che diventano purtroppo veri e propri luoghi di scarto territoriale.

Giuseppe C. Vitale