Omicidio, “Ruisi ha riferito suo allontanamento”, attesa per Riesame
Valguarnera - 02/01/2024
Nelle prossime ore, l’avvocato Luca Di Salvo, difensore di Guglielmo Ruisi, il 51enne imprenditore edile, accusato dell’omicidio del 10 ottobre a Valguarnera, deciderà se presentare ricorso al Tribunale del Riesame di Catania.
L’arresto dell’indagato è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, al termine dell’interrogatorio che si è svolto nelle ore successive alla cattura del 51enne, avvenuta in un residence, incastonato nell’Oasi del Simeto.
Le opzioni per la difesa con il Riesame
La difesa potrebbe avanzare richiesta al Riesame per una misura cautelare meno afflittiva rispetto a quella attuale: dal 23 dicembre, si trova rinchiuso in una cella del carcere di piazza Lanza, a Catania. Va detto che, prima della sua cattura, il difensore d’ufficio aveva presentato ricorso al Tribunale della Libertà, ora, con il cambio di avvocato da una parte e la condizione carceraria dall’altra, la difesa si sta prendendo tutto il tempo necessario per valutare l’opportunità di un nuovo ricorso “ma è questione di ore” precisa a ViviEnna l’avvocato Di Salvo.
La testimonianza sull’allontanamento
Durante l’interrogatorio davanti al gip di Catania, Ruisi avrebbe ammesso le sue responsabilità nel delitto in cui è deceduto Salvatore Scammacca, anche se in quella stessa tragica mattinata ha perso la vita Nunzia Arena, una pensionata di Valguarnera, travolta accidentalmente dalla macchina di Scammacca che ne aveva perso il controllo essendo rimasto ferito per via dei colpi di pistola che avrebbe sparato Ruisi.
Secondo quanto sostenuto dal legale del presunto assassino, Ruisi ha anche riferito del suo allontanamento da Valguarnera dopo l’omicidio ma sui dettagli la difesa preferisce glissare per via delle indagini in corso.
Il coinvolgimento dei familiari
I pm di Enna, nel corso della conferenza stampa relativa alla cattura di Ruisi dopo oltre due mesi di latitanza, hanno riferito della rete di protezione di cui avrebbe goduto l’indagato. In particolare, hanno fatto cenno al ruolo della moglie e del figlio che avrebbero comunicato con Ruisi grazie a delle schede sim, intestate a stranieri. Gli stessi magistrati hanno pure sostenuto che entrambi i familiari non erano stati ancora iscritti nel registro degli indagati.
Le indagini sulle coperture
Polizia e carabinieri, coordinati dalla Procura di Enna, sono al lavoro per svelare in che modo Ruisi abbia trovato quel residence come nascondiglio, tenuto conto che si tratta di una struttura, come hanno tenuto a rimarcare gli inquirenti, usata, in passato, dalla malavita catanese per nascondere dei latitanti.
Gli investigatori, infatti, ritengono improbabile che il presunto assassino abbia fatto tutto da solo, senza l’aiuto di mediatori di spessore, almeno nel mondo della criminalità organizzata: su questo si stanno concentrando gli sforzi, sotto l’aspetto delle indagini.
Nel giorno della cattura, in quell’appartamento, oltre a Ruisi, c’era un minorenne, estraneo, a quanto pare, alla rete parentale dell’imprenditore, da qui il sospetto, da parte dei magistrati, che possa essere un aiutante dell’ormai ex ricercato.