Enna. Processo Rugolo: la città dello scalpo

Processo ad Enna a prete per violenza sessuale.
Un tempo erano le indagini a influenzare i media
oggi è invece l’opinione pubblica a dettare i tempi

Ogni scritto che viene presentato qui non è buttato a caso ma rispettosamente studiato nei confronti di chi legge. E dato che è rispettosamente studiato capita a volte che è studiato nella sua storicità e anche per poter servire da “esperimento sociale” ovvero comprendere come in un determinato contesto uno scritto possa influenzare il comportamento (tranquilli, lo fanno anche certi politici e non solo… ma noi non abbiamo altri fini se non quello di capire come va il mondo con la nostra “povera verità”). E il mondo va essenzialmente a rotoli perché più volte ci accorgiamo che ci sono strati di popolazione facilmente manipolabili attraverso le fake news e non solo. È complicato il meccanismo di come una fake news fa presa ma, essenzialmente, molto fa una certa “pigrizia mentale” o nel leggere male un articolo o nel non saper contestualizzare anche storicamente un evento. E sfruttando questa pigrizia mentale molti possono insinuarsi in maniera vergognosa perché far passare un messaggio falso per vero ha storicamente prodotto delle catastrofi e anche nel piccolo è una cosa semplicemente ripugnante. La nostra non è quindi “attenzione” nei confronti di qualcuno o qualche altro che, ci stiamo accorgendo, è ossessionato dalla nostra presenza nel web perché siamo quel tafano fastidioso che non dà tregua a chi vorrebbe il monopolio di far passare una sua “verità”, ma semplicemente un continuo monito a tutti nello “stare in guardia” da ciò che non è vero senza bisogno di invocare boicottaggi che richiamano a tristi pagine della storia o a pseudo teorie protezionistiche/campaniliste. Altra stupidaggine perché l’evoluzione umana si ha attraverso la conservazione di ciò che è buono e quindi, anche in una logica di mercato, modello applicabile anche alle opinioni (free marketplace of ideas), ciò che è ritenuto valido è “acquistato” e quindi viene salvato, ciò che non lo è viene scartato. Ma il modello del free marketplace of ideas funziona nel momento in cui chi usufruisce di un’idea è dotato delle conoscenze tali da poter dire cosa può essere ritenuto buono e cosa no. In presenza di scarsa conoscenza e quindi pigrizia mentale si arriva all’indottrinamento e il modello non è più valido arrivando a sfociare anche a tragedie. Il nazismo prese piede facendo leva su una massa incolta che si sentiva tradita per la sconfitta, su famiglie disperate (e che quindi non ragionavano lucidamente) che non riuscivano a mangiare dicendo che affidando i loro destini ad un uomo forte avrebbero avuto risolti tutti i problemi. Le menti deboli chiedono l’uomo forte.

Ed andiamo ad oggi: un tempo erano le indagini a influenzare i media!
Oggi è invece l’opinione pubblica a dettare i tempi?

Lo “sciacallaggio giudiziario” nei media su “chiarimenti interpretativi” sui fatti di violenza sessuale di cui è accusato un prete ennese, che cosa tiene tutto questo, dunque? La presunzione di colpevolezza del già condannato? Troppo facile. L’assenza di garantismo nel nostro paese? Troppo scontato. No, c’è qualcosa di più. C’è una novità sostanziale in questo processo, che indica una svolta importante nella cultura giudiziaria. Un tempo, ricorderete, si affermava, a ragione, che erano le indagini a influenzare l’opinione pubblica, che erano le inchieste a dettare l’agenda ai media e che erano i magistrati a riempirne le lacune. Oggi, invece, capita di assistere a un fenomeno diverso, ancora più preoccupante, al centro del quale vi è una dimensione diversa, all’interno della quale non è più un’indagine della magistratura e/o un processo a influenzare l’opinione pubblica ma è l’opinione pubblica a influenzare? Per dare voce al dolore dei cittadini per non deludere le loro attese? Le indagini ed i processi passano, lo scalpo resta, gli applausi pure, per le prove pazienza. E’ la repubblica della gogna, bellezza.

 

Quanto sopra non può passere inosservato se non inserito nel contesto processuale di Giuseppe Rugolo.

Ed andiamo ai fatti relativi l’ultima udienza di qualche giorno addietro, con l’ausilio di uno degli avvocati presenti al dibattito (si esclude il contributo dell’avvocato di Rugolo), che ricordiamo si svolge a porte chiuse.

Il travisamento dei fatti è evidente sulla deposizione di un giovane (come qualcuno ha pubblicamente pubblicato), che riveste attualmente la carica di Consigliere comunale, difeso dall’avv. Sinuhe Curcuraci, ed ex Presidente del gruppo 360. Si parla di abusi su altri minori quando ciò è stato espressamente escluso; le persone interrogate hanno risposto con grande serenità e chiarezza e senza ambiguità di sorta escludendo categoricamente di avere subito molestie od avances anche in occasioni che sarebbero potute essere propizie. Hanno sottolineato che con Rugolo ed un certo numero di giovani si era creato un rapporto amichevole che esulava senza negarlo il rapporto di vicinanza alla Chiesa. Dalle loro dichiarazioni emerge che l’uso di un linguaggio anticonvenzionale ed il modo di scherzare proprio degli ambienti giovanili era forse il motivo per cui Rugolo aveva seguito tra i giovani. Lo scambio di sticker, anche allusivi, a tematiche sessuali era frutto di un comune e condiviso modo di fare goliardico, circostanza sulla quale c’è stata assoluta chiarezza nelle dichiarazioni degli ultimi tre testi sentiti, nonostante siano stati ripetutamente sollecitati a dire cosa diversa da ciò, sia dalle domande del PM sua dalle difese di parte civile. È apparso invece evidente il tentativo di spacciare come “prove” della presunta perversione di Rugolo fatti assolutamente banali, a lui non riconducibili in termini di iniziativa (gli sticker sulla sua chat erano goliardate pubblicate da altri)!!. Il culmine è stato raggiunto quando la difesa di parte civile di Antonio Messina ha prodotto, sempre nell’intento di screditare Rugolo, una foto di due ragazzi del gruppo 360, che si baciavano sulla bocca – bacio a “stampo” per estrema chiarezza, chiedendone ragione e provenienza a persone diverse da quelle che erano state fotografate… che su richiesta del difensore della Diocesi, ha chiarito la natura assolutamente scherzosa di tale foto da lui stesso pubblicata e scattata durante una riunione tra amici nel febbraio 2020 (quando Rugolo non era più ad Enna!!!) durante un gioco del tipo verità/penitenza. Singolare è che chi ha prodotto la foto abbia .. “dimenticato“ (sono parole sue) di chiedere al protagonista del bacio incriminato, spiegazioni…

Il picco è stato invece raggiunto con la deposizione di un teste (che non ha fatto mistero dei suoi cattivi rapporti con Rugolo) il quale riferito – per la prima volta in aula – non essendoci traccia di ciò nel verbale del suo interrogatorio – che durante una gita a Cefalù un suo amico avrebbe visto dalla finestra Rugolo avere un rapporto orale con un ragazzo non identificato!!! Curiosamente nè il PM nè le difese di parte civile (come sarebbe stato logico aspettarsi) ne hanno chiesto la citazione!!!

Lo hanno fatto le difese degli imputati (con teste di riferimento ex art. 195 cpp) dei responsabili civili (avvocati Gabriele Cantaro e Mauro Lombardo) e dell’imputato, avv. Denis Lovison; hanno voluto dare un preciso segnale sull’esigenza di chiarezza in un processo che gli accusatori pubblici e privati, sembrerebbe invece volere mantenere sul piano delle illazioni e delle suggestioni!!!

Ci viene riferito ancora sulla questione dei soldi “offerti per comprare il silenzio” dal Vescovo, mons.Gisana, proprio don Giuseppe Fausciana (Vicario Foraneo della Città di Enna e parroco a Sant’Anna) ha candidamente riferito che fu proprio Antonio Messina a chiedergli se era disponibile a ricevere per suo conto “una grossa somma in contanti” ed al suo comprensibile assoluto diniego lo stesso Antonio Messina avrebbe commentato “avevo detto all’avvocato che non sarebbe stato disponibile”!!!!

Proprio Antonio Messina ha sempre dichiarato di non “sapere nulla” e che tale iniziativa sarebbe stata frutto di un’autonoma decisione del suo avvocato per portare risultato. La conoscenza della richiesta di un rimborso spese prospettata dall’avvocato è stata anche ammessa dal padre di Antonio Messina. Da notare è il fatto che il colloquio tra Antonio Messina e don Giuseppe Fausciana sarebbe avvenuto nella primavera antecedente l’allontanamento di don Rugolo, verosimilmente prima che fosse reso noto l’esito della investigatio previa.

giuseppe primavera – direttore vivienna

“Ognuno di noi può sbagliare. E questa certezza ci dà la dignità di essere peccatori” – Papa Francesco, ieri Giovedì Santo, nel carcere minorile di Casal del Marmo.