Jazz d’autore ad Enna: Meravigliosa-mente Bonafede
Enna-Cronaca - 10/05/2009
All’estero ce lo invidiano. È lo “stregone” Salvatore Bonafede, pianista palermitano con il dono di saper incantare il suo pubblico. Nella nostra città c’era già stato durante la Settimana Santa e, in incognito, aveva realizzato uno dei suoi sogni: suonare la grancassa nella banda. «Una grande soddisfazione davvero – ha confermato il musicista – la grancassa me l’ha ceduta il figlio del direttore della formazione, gliene sono ancora grato».
E a Enna è tornato venerdì sera nella sala Tornatore del cinema Grivi per presentare il suo progetto inedito “Stupor Mundi”, un concerto che ha composto in occasione della Settimana europea federiciana e che è destinato a girare la Sicilia e – glielo auguriamo – tutta l’Europa. Con lui sul palco un trio di giovani talenti: i palermitani Gabrio Bevilacqua (contrabbasso) e Roberta Casella (arpa) e l’ennese Emanuele Primavera alla batteria e alle percussioni. Al dialogo musicale tra gli strumenti (ininterrotto per quasi due ore) si sono uniti i versi di “Meravigliosamente”, un poema composto da Jacopo da Lentini, poeta della Scuola siciliana fondata dall’imperatore svevo, e magistralmente interpretata per l’occasione dall’ennese Giuliana Di Bella.
Ebbene, l’incantesimo si è ripetuto pure stavolta, la platea di 350 persone è rimasta pietrificata da un devozionale silenzio fino alla fine dell’esecuzione che non ha deluso i tanti appassionati di jazz in sala.
Sul palcoscenico il mago ha proposto una delle sue metamorfosi più riuscite: si è trasformato in felino e si è mosso morbido sui tasti bianchi e neri della sua foresta di suoni incantati. Lo stesso Federico II, che gli storici descrivono come mecenate dalla grande intuitiva, ne sarebbe rimasto affascinato. «L’imperatore avrebbe abbracciato il jazz a piene mani – ha dichiarato il musicista subito dopo lo spettacolo – aveva una mente aperta alle novità, instaurò un ponte di fratellanza tra i popoli, aprì la corte agli artisti, avrebbe amato il jazz, ne sono sicuro».
Tra i titoli dei dieci brani eseguiti (uno è stato il bis richiesto da un applauso incessante del pubblico), “Appunti su Palermo”, “Misterious”, “Sogni dei mari del Sud”, “(Il) Fine di tutto”, “Lode al Silenzio”, «ecco devo dire una cosa importante – ha voluto aggiungere Bonafede – devo ringraziare gli ennesi per il silenzio che mi hanno regalato questa sera».
Dall’ensemble che ha brillato per eleganza sono emersi gli echi di reminescenze arabe, il rullare lieve di tamburi (quasi un melanconico ricordo delle feste medievali) e suoni acquosi come il fluire dei pensieri. «Sono stato ispirato dai melismi di certi mercanti di Palermo che sono rimasti arabi nell’animo», ha spiegato Bonafede. Un plauso va alla delicatezza del tocco del “nostrano” Emanuele Primavera, che ha saputo guizzare leggero come un pesce tra le percussioni della sua batteria: non sarà che Bonafede gli ha svelato qualche trucco da prestigiatore?
Mariangela Vacanti