Calascibetta. Chiusa da cinque anni una notte ignoti rimuovono macigni e riaprono SS290. Anas richiude
Calascibetta - 27/12/2016
Schiaffo alla politica e alla burocrazia. Chiusa da cinque anni, in una notte ignoti, armati di ruspa, rimuovono i macigni dalla sede stradale e riaprono la Statale 290. Poi l’Anas interviene e la richiude.
Calascibetta. Cinque anni di attesa, sino ad oggi, e nel bel mezzo il silenzio soprattutto della classe politica. Mille e cinquecento giorni di disagi, diversi tavoli tecnici, infinite proteste dei cittadini, non sono serviti ad abbattere il muro della disarmante burocrazia che impedisce di trovare le giuste soluzioni per la riapertura della statale 290 nel tratto che da Calascibetta raggiunge il bivio Villapriolo. Se le istituzioni non sono riuscite a dare delle risposte, ecco il gesto forte di alcuni ignoti cittadini, i quali, lavorando di notte e utilizzando mezzi meccanici, hanno rimosso dalla sede stradale tutti i massi che la ostruivano a seguito del cedimento del costone roccioso. Alle prime luci dell’alba la strada era ritornata percorribile. Un gesto che, seppur di interesse collettivo, sfocia di fatto in una vera e propria disobbedienza civile. Uno smacco alle istituzioni e alla politica dovuto alla rabbia di quanti ogni giorno affrontano notevoli disagi. Tutto questo è accaduto qualche giorno prima di Natale. Lo scorso 24 dicembre, saputa la notizia, l’Anas ha provveduto nuovamente a chiudere al traffico la strada posizionando delle barriere in plastica, cosiddette new jersey. Il pericolo infatti rimane legato alla messa in sicurezza della parete rocciosa. Un progetto i cui costi dovrebbero superare due milioni di euro. Dei lavori, in contrada Gaspa La Torre, se ne parla da diversi anni ma il progetto ancora langue. Una querelle infinità, definita più volte dai cittadini “una vergogna”, che continua a creare non poche difficoltà a molti lavoratori, i quali per superare l’ostacolo creato dalla frana, sono costretti a percorrere strade alternative, strette e pericolose, come quella che attraversa il bosco in contrada Gaspa La Torre. La scorsa primavera fu costituito un “Comitato di protesta” composto da artigiani, commercianti, impiegati, agricoltori e imprenditori di alcuni paesi dell’Ennese. I duecento residenti del borgo di Cacchiamo, alcuni anni fa, consegnarono all’allora prefetto di Enna persino le tessere elettorali. Nonostante tutte queste proteste l’importante statale, che collega la zona nord con quella sud della provincia di Enna e con alcuni paesi del palermitano, rimane ufficialmente chiusa al traffico. Anche la realizzazione di un by-pass, che sarebbe dovuto sorgere a seguito dell’esproprio di un terreno che costeggia la strada, è rimasto un miraggio. Una problematica che oramai si protrae da diversi anni e neppure gli interventi dei due precedenti prefetti di Enna sono serviti. Diverse le conferenze di servizio che si sono succedute tra i vari enti ma la soluzione ufficiale ancora manca. Per tutti questi anni, a simboleggiare la sconfitta non solo della classe politica locale ma anche della deputazione regionale Ennese sono stati i pezzi di roccia, alcuni grandi come macigni, rimasti lungo la statale. Chissà adesso se l’azione di protesta di alcuni ignoti cittadini, che in una sola notte hanno rimosso gran parte dell’ostacolo, possa servire ad accelerare la soluzione dell’annoso problema.
Francesco Librizzi