Legambiente Enna: Monte Scalpello grida vendetta
Catenanuova - 07/08/2007
Enna 07/08/07 Finalmente qualcosa si muove per la salvaguardia di quello che resta di Monte Scalpello.
Il sito, posto al confine della provincia di Enna con quella di Catania, è un importante sito paleontologico e geomorfologico, appartiene alla formazione della Judica e data al Terziario risultando così uno dei luoghi più antichi dell’itera Sicilia Centro orientale. A queste caratteristiche geologiche, che ne hanno decretato la distruzione da parte di cave che proprio il calcare terziario hanno coltivato, si aggiungono importanti caratteristiche archeologiche ed etno antropologiche, la cima, infatti, è sede di un santuario dedicato ai Corpora Sancta e venerato da tutti i paesi vicini sia del lato calatino che di quello agirino e centuripino. Ancor oggi il giorno della festa dei santi viene celebrato con un duro e sentito pellegrinaggio sin sulla cima rocciosa o su quello che di essa rimane.
Sempre a cavallo del crinale, poco distante dal santuario si leggono i resti di fortificazioni mai indagate che paiono ricondursi ad un protocastello bizantino o ad uno dei castelli che gli arabi della Marca della Judica costruirono nel medioevo quando queste alture rappresentarono una sorta di stato nello stato.
Tutto questo, ben delineato in un lavoro monografico che la Provincia Regionale di Enna realizzò negli anni ottanta a firma dei due geologi Ingrasciotta e Sacco, non ha impedito che la montagna venisse assalita dalla cava oggi sotto sequestro, la maggiore e quella per la quale più volte si sono tentate soluzioni che scongiurassero lo stato dei fatti odierno, sia da quella meno visibile e forse meglio coltivata della Contrada Santa Nicolella e, da pochi anni, la terza, in realtà una riapertura, posta proprio a cavallo del crinale.
Il monte è oggi sbocconcellato ed i micromovimenti dovuti ai lavori di coltivazione,m hanno in parte danneggiato anche le strutture antiche, ma si potrebbe ancora pervenire a soluzioni che consentano la messa in pristino o perlomeno la mitigazione dei gravi danni creati e, se nessuno mette in dubbio la grande qualità del materiale estratto, bisognerebbe, d’altro canto procedere a coltivazioni che possano poi consentire un buon recupero.
Legambiente, come ha sempre sostenuto in generale sulla estrazione ed in particolare per le cave dello Scalpello, non può che sottolineare la necessità di rivedere interamente le modalità di estrazione e coltivazione e, persino le singole concessioni pensando ad una nuova formula di tutela integrata che salvaguardi questo importante frammento del paesaggio.
Un plauso va espresso ai Militi dei CC ed agli agenti del Corpo Forestale per il m minuzioso e difficilissimo lavoro, commenta la notizia del sequestro della cava il prof. Giuseppe Maria Amato del Parco Culturale Rocca di Cerere, Geopark e rappresentante del Circolo Erei di Legambiente.