Giuseppe Lanza scrittore di Valguarnera
Valguarnera - 01/12/2012
Giuseppe Lanza nasce a Valguarnera il 1° gennaio del 1900 da Giovanni Battista e Anna Profeta, entrambi valguarneresi. Il padre, benestante, ha interessi presso la miniera di zolfo di Grottacalda e lì il giovane rampollo passa buona parte della sua infanzia. Il ricordo di questo periodo spensierato è conservato proprio nel primo racconto della raccolta che gli valse il Premio Bagutta nel 1956: Rosso sul lago, edito da Cappelli. Nel racconto in questione, intitolato “Infanzia nella zolfara”, Lanza descrive con nitida intensità ciò che definisce “un mondo assai diverso da quello del paese nativo, che pure era vicino”.
Si trasferisce a Milano intorno alla metà degli anni venti. Esordisce come narratore nella Fiera letteraria diretta da Umberto Fracchia, ma si era già rivelato drammaturgo con Il binocolo alla rovescia scritto a ventidue anni e rappresentato nel 1926 da Camillo Pilotto, opera che nel 1934 gli dà il successo. Scrive decine di drammi e oltre un centinaio di racconti. L’editore Licinio Cappelli, in una nota, lo definisce “critico teatrale, riconosciuto tra i più autorevoli d’Italia”; in questa veste lavora presso varie riviste, tra le quali L’Italia Letteraria, L’Illustrazione Italiana, Scenario, L’Osservatore politico-letterario, e sul giornale La Stampa.
Nel 1929 è rappresentata all’Eden di Milano la commedia Il peccato che, nell’interpretazione della Pagnani, coglie ampi consensi (vedi foto tratta dalla rivista dell’epoca Comoedia). Tra le sue opere ricordiamo ancora Esilio-Ritorni (commedia), Fratelli Buratti Editori, Torino, 1929; All’albergo del sole (racconti), Solaria, Firenze, 1932; La buona sementa (commedia), Firenze, 1934; Zuda (commedia), Torino, 1937; I cigni neri, 1952.
Lanza muore a Milano il 14 novembre 1988. La sua arte continua ad esercitare un fascino sottile nei suoi lettori. I suoi racconti ci offrono un panorama umano d’insolita ricchezza, ogni personaggio ha un’intimità inconfondibile che si rivela nel turbinìo di sensazioni suscitate dallo stile dell’autore. La verità, per sconcertante che sia, diventa acquisto fecondo, lievito di vita nuova; perciò, nonostante l’arditezza e la spietatezza di tante sue indagini, il Lanza non ci dà personaggi disperati: anche nel labirinto di passioni e condizioni ottenebranti le sue creature finiscono con l’intravedere qualche possibilità di salvezza.
Nel 1956 Giuseppe Lanza riceve il premio Bagutta è il più antico premio letterario d’Italia, venne fondato l’11 novembre del 1926 da un gruppo di letterati e artisti che si riunivano per parlare di libri in un piccolo ristorante di Milano: appunto, la “Trattoria Bagutta”, con ‘Rosso sul lago’