Riserva naturale orientata dei boschi di Rossomanno, Grottascura e Bellia

Vasta 2.011 ettari (1.561 in zona A e 450 circa in zona B) l’area protetta copre una grande parte del territorio ereo posto tra i centri urbani di Piazza Armerina, Valguarnera ed Aidone. Il territorio è costituito dalla parte centro meridionale degli Erei, con cime relativamente basse, poste a circa 800 metri sul livello del mare, costituite da affioramenti litologici recentissimi dalle forme dolci ed attraversate da profondi solchi torrentizi tributari dei bacini del Simeto e del Salso Imera. Questi monti, sovrautilizzati nel tempo per la vicinanza ai centri abitati maggiori della provincia, vennero in parte lasciati boscati per favorime un uso civico alle popolazioni di Enna e Piazza che ne detenevano la proprietà demaniale. Fu così che arrivò ai giorni nostri una bella porzione di bosco fortemente antropizzato, poi implementato con piantagioni ad eucalyptus, ed oggi costituente il maggior demanio forestale del centro Sicilia.
Questa area, dominata dal pino domestico e dall’eucalipto, ma non di rado popolata anche da querce, lecci, sorbi, castagni, peri selvatici, e da un folto corteggio floristico erbaceo ed arbustivo, nasconde una lunga storia di utilizzazione umana. Qui, infatti, sorgeva un centro, nato nell’età del rame (come dimostrano vari resti di contrada Serra Casazze e di Serra Crovacchio) e vissuto sino al 1394, anno in cui, per punire il feudatario Scalerò degli Uberti, dichiarato reo di fellonia insieme ai Chiaramente, il paese di Rossomanno venne raso al suolo insieme agli altri feudi della fazione latina. I feudi vennero concessi alle Università delle vicine città demaniali e gli abitanti superstiti vennero deportati nelle stesse tant’è che ancora ai nostri giorni ad Enna esistono quartieri che parlano un dialetto differente dall’ennese, detto “funnurisanu” che altro non è se non il vecchio dialetto di Cundrò e Rossomanno. Del paese, posto sulla parte superiore della montagna omonima, rimangono diverse vestigia: l’acropoli siculo ellenizzata di Serra Casazze con un lungo muro di cinta munito di torrette di difesa, diversi lembi di necropoli con testimonianze di antichi riti incineratori e di deposizione a “campi di crani”, tombe circolari, case, magazzini, il basamento della torre feudale degli Uberti, una chiesetta tardo bizantina a tre navate con inumazioni a martyrion ed infine un convento, costruito sui resti del paese distrutto, ed utilizzato come eremo sino ad una cinquantina di anni fa. La riserva è quindi una sorta di parco archeologico immerso nel verde di un vasto bosco. Il territorio è facilmente percorribile sia a piedi che in mountain bike e sono molte le stradelle aperte al passaggio dei motorizzati. Una visita potrà iniziare dalla zona del vivaio forestale di Ronza, lungo la SS 117 Enna – Piazza Armerina. Qui l’azienda Demaniale delle Foreste, ente gestore della riserva, ha creato una delle maggiori aree attrezzate della Sicilia, capace di ospitare anche centinaia di persone, con sedili, panche, tavolini, fontane, voliere e chiudende ove pascolano cinghiali, daini, istrici. Il vivaio è anche attrezzato di biblioteca ambientale e di erbario, è sempre controllato da un guardiano ed al suo interno sta prendendo forma il nuovo Centro di Recupero per i Selvatici che verrà gestito dalla LIPU di Enna.
Vicino all’area della Ronza si potranno ammirare le incredibili forme delle pietre incantate, o pupi ballerini, una sorta di cerchio magico che la fantasia popolare ha voluto attribuire ad un sortilegio che pietrificò una danza sabbatica ma che in realtà sono il frutto della geologia del luogo. Da Ronza si dipartono decine di sentieri, tutti abbastanza facili se percorsi con una guida o, comunque, da chi, attrezzato di bussola e carta topografica saprà destreggiarsi nel bosco a tratti molto fitto.