“Sono rammaricato di non essermi potuto riconciliare con la parte sana della Chiesa. Nonostante l’invito ad un’udienza privata da parte di Papa Francesco, il precipitare delle sue condizioni di salute hanno impedito che lo incontrassi”. Lo ha detto Antonio Messina il giovane archeologo la cui denuncia per abusi sessuali ha portato alla condanna di Giuseppe Rugolo in merito al mancato incontro con il papa che avrebbe dovuto incontrare a seguito di una lettera inviata dalla Santa Sede, datata 4 novembre del 2024.
Al centro dell’incontro avrebbe dovuto esserci la drammatica vicenda di Messina e le sue invettive sui silenzi della Curia locale, che sono esplose poi a seguito della pubblicazione delle motivazioni dei giudici del Tribunale di Enna della sentenza di condanna di don Rugolo. In un primo momento, il Santo Padre aveva difeso la posizione del vescovo Rosario Gisana, a processo per falsa testimonianza insieme a monsignor Murgano poi nel gennaio scorso è arrivata la notizia che il Vaticano ha inviato un visitatore apostolico con l’obiettivo di indagare su quanto accaduto nella Diocesi di Piazza Armerina.
“La convocazione del Papà mi aveva rincuorato – dice Messina – circa l’attenzione a chi come me ha subito abusi, nell’indifferenza generale della Chiesa. Per questo, rinnoverò le mie istanze al successore di Papa Francesco, affinché possa dare attenzione ai tanti casi di abusi sessuali che avvengono dentro la chiesa a danno di minori e siano intrapresi provvedimenti verso chi copre questi crimini”.