Scialfa morto, il racconto, “indagai con lui, la storia di Vanessa è a tinte fosche”

La storia di Vanessa Scialfa è entrata di diritto nei fatti di cronaca più cruenti e drammatici di Enna. Un delitto che ha segnato anche chi ha raccontato questo orribile femminicidio, come la giornalista dell’Ansa, Pierelisa Rizzo.

“Ci sono storie che ti cambiano la vita. Quella di Vanessa – racconta la giornalista ennese – è una di queste. Per la sua giovane età, per il fatto che l’avevo conosciuta fin da bambina quando in macchina davanti al comune aspettava il suo papà , per il dolore sordo e graffiante che sentivo da parte dei suoi genitori”.

Che ricordi hai di Giovanni Scialfa?

“Di quella storia di cui mi sono occupata anche con Riccardo Iacona che l’ha inserita nel suo libro “se questi sono uomini” ricordo l’impotenza rispetto una gestione delle indagini non proprio specchiata. Vanessa e la sua famiglia non hanno avuto una giustizia piena. Con Giovanni, che era una persona umile ma non era certamente uno stupito, abbiamo passato interi pomeriggi bel soggiorno di casa sua, tra un caffè e una sigaretta, a controllare tabulati telefonici”

E cosa venne fuori?

“I numeri c’erano ma qualcuno della polizia aveva dimenticato di verbalizzare quelle telefonate cruciali, proprio poco dopo che era avvenuto il femminicidio. Penso da sempre che se Vanessa fosse stata la figlia di un notabile di Enna le cose sarebbero andate diversamente. Una storia quella di Vanessa a tinte fosche. La sua tomba e la stele che la ricorda nei pressi della miniera di Pasquasia hanno subito almeno due danneggiamenti”