Chi controlla il controllore negli Enti pubblici?

Con l’abrogazione del reato penale di “abuso d’ufficio” e con l’allentamento della responsabilità amministrativa circoscritta alle sole ipotesi di dolo e non più di colpa grave, il legislatore ha, sostanzialmente, liberalizzato l’azione amministrativa promossa da chi esercita funzioni pubbliche all’interno degli Enti Pubblici. Si è così passati dalla “paura della firma” alla “firma dopata”. Già, perché adesso funzionari e dirigenti sono “euforicamente liberi” di usare i rispettivi Uffici come se fossero circoli ricreativi, convinti di poter agire indisturbati, senza regole e sicuri di non avere bussata la porta da alcun
ispettore.

Ciò anche in conseguenza di quei “controlli interni” che rimangono impolverati negli atti programmatici e regolamentari, grazie all’uso spregiudicato dello spoil system da parte degli organi di governo. Del resto, sono sempre più diffusi i casi in cui coloro che dovrebbero “controllare” e “valutare” l’operato dei rispettivi subalterni sono manifestamente inadeguati a farlo. Il risultato, sotto gli occhi di tutti in termini di qualità dei servizi erogati alle imprese e ai cittadini/utenti/pazienti, è che la P.A. non rappresenta più
un vantaggio competitivo del sistema paese, ma sempre più spesso – soprattutto dalle nostre parti – un costo di transazione ovvero una diseconomia utile solo a foraggiare clientele.


Il grido d’allarme è arrivato puntuale lo scorso 14 febbraio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025. Il Presidente del TAR Sicilia Salvatore Veneziano ha affermato che “La realtà amministrativa siciliana quale emerge dai dati relativi al contenzioso (…) rimane non positiva per una perdurante, oggettiva, criticità nei rapporti tra cittadini e amministrazioni denotanti un elevato grado di inefficienza della pubblica amministrazione, incapace di onorare oltre che le proprie obbligazioni (ottemperanze), anche gli elementari doveri procedimentali (silenzi e accessi) (…)”.


Sulla stessa lunghezza d’onda è stato il Presidente della Corte dei Conti Guido Carlino, che richiamando il diritto dei cittadini a una buona amministrazione (articolo 41 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea), ha criticato l’attuale sistema dei controlli nella P.A., non più in linea con il buon andamento dell’azione amministrativa prescritto dalla Costituzione.