Class action, il Comitato si è sostituito alla politica

Il Comitato “SenzAcquaEnna”, a cui hanno aderito centinaia di cittadini nella qualità di utenti/consumatori del servizio idrico, ha avuto il merito di costringere le diverse Istituzioni coinvolte nell’erogazione dell’acqua durante la fase più critica della siccità ad essere più trasparenti e più collaborative.

La funzione del Comitato

A questa funzione “politica” del Comitato si è aggiunta più recentemente quella della tutela collettiva degli interessi attraverso la promozione della cosiddetta “class action”. Il Comitato ha infatti deciso di contrastare il comportamento dell’ente gestore del servizio “AcquaEnna” che, nella qualità di contraente, si è limitato a chiedere in modo disordinato la tariffa idrica senza rispettare minimamente quegli standard di qualità prescritti nella Carta dei Servizi. In virtù di tale azione, il Comitato, i cui obiettivi statutari
comprendano anche la tutela dei predetti diritti, agisce per “l’accertamento della responsabilità e per la condanna al risarcimento del danno e alle restituzioni” nei confronti dell’ente gestore del servizio idrico, in relazione ad atti e comportamenti fin qui posti in essere nello svolgimento della correlate attività d’impresa.

L’equilibrio nei rapporti tra utente e gestore

Al di là di come finirà questa azione giudiziaria nel merito delle richieste che saranno avanzate dal Comitato, l’iniziativa è lodevole perché attraverso lo strumento processuale dell’azione di classe si cerca di ripristinare un rapporto tra utenti e gestore del servizio totalmente sbilanciato a favore del secondo.

L’esperienza dei ricorsi individuali sulle famose “partite pregresse” scoraggia la sostenibilità nei tre gradi di giudizio dei ricorsi individuali contro un soggetto a cui l’ordinamento riconosce il privilegio di agire in posizione di monopolista privato. A differenza di altri servizi di pubblica utilità (elettrico, telefonia, internet etc) quello idrico è infatti l’unico in cui la “privatizzazione” non è stata preceduta dalla
“liberalizzazione”, così generando una dipendenza patologica dell’utente nei confronti dell’unico gestore del servizio. Il ruolo dell’azione di classe, in questo contesto, pertanto, sarà quello di superare barriere pratiche che impediscono in concreto l’esercizio del diritto di azione al singolo individuo: quali asimmetrie informative o organizzative, scarsi incentivi economici o temporali per la proposizione.

Le finalità dell’iniziativa

A noi, che osserviamo e monitoriamo dall’esterno queste dinamiche, ci piace fare emergere le finalità politiche, sociali e pedagogiche sottese a tale iniziativa giudiziaria, nel contesto delle quali l’erogazione del servizio idrico non può più essere concepita come una concessione che il sovrano fa ai propri sudditi.