Schifani si ricandida, “la Sicilia cresce, il mio è un programma decennale”
Enna-Cronaca - 10/02/2025
Renato Schifani nel 2027 sarà candidato per succedere a se stesso. La cosa è da considerare ormai praticamente scontata. E’ lui stesso ad ammetterlo fra le righe, ma in fondo neanche troppo, in una lunga chiacchierata con BlogSicilia nel suo studio da presidente della Regione, quella stanza che li ha visti passare tutti i governatori dell’Isola.
Una chiacchierata informale e cordiale con un presidente sorridente e motivato, interrotta solo dal tintinnio del lampadario che annuncia, da lì a poco, una telefonata del capo della Protezione civile siciliana: “C’è stato un terremoto”. Qualche minuto che per accertarsi che non ci siano danni consistenti e poi si continua, ma sempre con l’attenzione rivolta all’evolversi della situazione. La scia sismica continuerà, sappiamo adesso, ma senza particolari danni.
Interruzioni a parte, Schifani è ben disposto e parla di tutto a partire dal suo recentissimo attacco alla dirigenza regionale troppo “immobile” e alla rotazione dei dirigenti che si farà senza sconti, ma guarda anche ai temi della politica. Al “buon Tamajo”, assessore regionale alle Attività produttive e campione di preferenze, infatti, riserva una carezza (anche due) e un buffetto.
L’attacco ai dirigenti e l’imminente rotazione
Presidente, c’è agitazione per la rotazione dei dirigenti e qualche assessore è in allarme
“Ma la rotazione è un atto necessario e dovuto alle scadenze previste dai contratti dei dirigenti, per cui non è una volontà specifica del presidente della Regione, ma un appuntamento obbligatorio nel rispetto delle norme anticorruzione. La mia volontà è quella di procedere non con uno spoil system dei dirigenti attuali. Come diceva Berlusconi, occorre coniugare la professionalità con l’innovazione”.
Ci saranno addii e nuovi innesti?
“Cercheremo di trovare una soluzione che preveda innesti anche di nuove figure che possano avere l’ambizione di crescere, portando entusiasmo e velocizzando i tempi. Nella burocrazia riscontro lentezza delle procedure e a volte anche mancata volontà di assumersi delle responsabilità: la tentazione è sempre quella di cederla ad altri, oppure stare fermi, non far nulla”.
Ci saranno deroghe per accontentare qualcuno che non vuole spostato il dirigente?
“Quando mi si parla di una deroga rispondo che per alcune figure apicali (a secondo della materia trattata) c’è un’obbligatoria norma anticorruzione che non può che essere condivisa e applicata. Spiegherò a questo assessore che non vorrebbe spostato il proprio dirigente che non è un problema discrezionale rispetto a norme che vanno applicate. Peraltro ora ne scadono 17 ma ci sarà una seconda tornata a giugno di scadenza delle dirigenti generali. Non ci fermiamo soltanto a questa”.
Schifani e il rapporto con Tamajo
L’assessore in questione è Edy Tamajo, lo abbiamo scritto tutti.
“Edy Tamajo sta facendo un buon lavoro. L’ho voluto io in quel posto di assessore perché è una figura molto presente sul territorio e conta su significativi consensi e ho puntato su di lui perché ero, e sono convinto, che fosse una figura meritevole di crescere politicamente con il ruolo di amministratore. Lui è certamente uomo del territorio, uomo di Assemblea regionale, ma gli mancava l’apprendimento dall’amministrazione che può acquisire soltanto chi va sul campo dell’azione diretta di governo assumendosi delle responsabilità. E sta facendo bene”.
“Per quanto riguarda la valutazione sul ruolo politico lui non nasce dentro Forza Italia. Non è che io possa dare brevetti di primogenitura, ma è evidente che non nascendo in Forza Italia, contrariamente al sottoscritto che ne è uno dei fondatori, può avere anche visioni forse leggermente diverse rispetto a quella di chi ha visto fondare il partito con Berlusconi (il riferimento è alla presa di posizione dal blog dell’assessore Tamajo rispetto una generica collocazione a centro ndr)”.
Schifani detta il posizionamento di Forza Italia
“Per quanto riguarda il posizionamento di Forza Italia, è un partito di centro. Ma non è un pendolo. E’ un partito di area moderata e liberale che comunque guarda a quella destra che è stata innanzitutto sdoganata da Fini, con Fiuggi, e più recentemente anche da Giorgia Meloni, che io stimo tantissimo e che sta dimostrando con i fatti di essere una grande leader. Ad alcuni forse è sfuggito quello che è successo giorni fa quando la premier, in occasione della ricorrenza della Shoah, ha condannato le leggi razziali italiane criticando anche il fascismo che le aveva avallate. Questa io la considero una svolta di Giorgia Meloni e di una nuova destra che prende le distanze da un passato che non le appartiene”.
E’ qui che arriva il terremoto: il lampadario trema. Ma dopo un attimo Schifani continua “Diciamo che è una destra che ormai continua un percorso di sdoganamento dai vecchi valori del fascismo, anzi l’ha rinnegato. Quindi guardiamo sempre più convintamente a questa alleanza per noi non negoziabile, dove ogni partito della coalizione ha una propria storia ma condivide una piattaforma di valori. Contrastare ogni forma di sovietismo e cioè quelle politiche di sinistra di Paesi dell’Est che hanno portato alla soppressione di intere generazioni. Contestiamo ogni forma di statalismo, siamo per la cultura liberale dell’impresa, vista come motore dello sviluppo e crescita del territorio, contro ogni forma di oppressione fiscale, per la semplificazione delle procedure amministrative. Si tratta di valori comuni del centrodestra che ne caratterizzano l’identità e la storia. E l’italiano, oggi come oggi, nel votare per un partito vuole anche sapere quel partito poi con chi si allea. Per cui l’appartenenza di Forza Italia come forza liberale di centro moderata che comunque guarda a destra, è un fatto strategico e storicamente irreversibile. Nessuna forma di indugio”.
Suona il telefono e Schifani risponde. E la conferma del terremoto. Qualche istante per rendersi conto della situazione. Non ci sono danni a cose o persone. Possiamo andare avanti.
Lo stato di salute di Forza Italia
Presidente ma ad oggi, alla luce di tutto, qual è il vero stato di salute di Forza Italia? E’ andato a pranzo con Falcone e Calderone proprio in queste ore.
“Forza Italia ha un ottimo stato di salute. Io devo ringraziare Marcello Caruso per il lavoro che sta facendo, la pazienza nell’interlocuzione con tutti i dirigenti e con i nostri deputati. Abbiamo un partito in salute che ha realizzato un consenso del 23%. E’ vero che si tratta anche del frutto dell’operazione politica che ho realizzato con Cuffaro, Romano e Lombardo, un’operazione che obbedisce al mio mio modo di pensare: c’è una Forza Italia dopo Berlusconi che si sta aprendo a tutti quei movimenti civici e ai partiti locali che si riconoscono nei valori del Ppe. È successo anche in altre regioni in cui abbiamo portato avanti l’alleanza con Noi Moderati e altre forze civiche. E qui in Sicilia le alleanze, anche con Cuffaro, hanno dato questo grandissimo risultato.
Le elezioni nelle ex province e il rischio tensioni
E con Lombardo come va?
Il rapporto con Raffaele Lombardo è ottimo. Recentemente abbiamo condiviso con il Consiglio nazionale di Forza Italia, da me presieduto, l’affiliazione del Movimento per l’autonomia a Forza Italia. Questa vicenda credo si spieghi da sé”.
Sulle province, però, la coalizione non è tutta d’accordo, si intravedono rischi importanti
“Il governo ha fatto la sua parte e le vicende seguenti sono note. Oggi intravedo un pensiero: secondo me si vuole, da parte di qualche partito della maggioranza (FdI, ndr) prevedere un allineamento complessivo nazionale del sistema delle Province, con l’abolizione della Delrio il prossimo anno, per poi tornare al voto diretto in tutto il Paese dopo la riforma nazionale.
Bisognerà, dunque prevedere elezioni di secondo livello in Sicilia e questo potrebbe rappresentare un problema per la coalizione nell’Isola
“Sì, sarà una scommessa! Vedremo quali saranno le conseguenze. Io confido nel fatto che il centrodestra, per senso di responsabilità come ha sempre fatto, possa trovare momenti di sintesi nelle sei Province dove si voterà. Perché sia ben chiaro non si voterà nelle aree metropolitane (Palermo, Catania e Messina) dove rimane immutato il sistema. Sono convinto che si farà di tutto per un progetto elettorale comune e vincente”.
La siccità e lo scandalo della diga Trinità
Inevitabile affrontare il tema della siccità a partire dall’assurda vicenda della diga Trinità la cui acqua viene gettata via perché non si è mai provveduto alla manutenzione. Sotto accusa il dipartimento regionale Acqua e rifiuti.
“Sì, purtroppo in quel dipartimento vi sono delle criticità, è inutile nasconderlo perché l’ho toccato con mano. Stiamo intervenendo noi, ma non sappiamo per quanto tempo possiamo applicare poteri sostitutivi. Tutti i dipartimenti dovrebbero essere autonomi e lavorare con la massima efficienza. Lì non è successo. Sono entrato personalmente in campo, sono stato a Roma, ho discusso con i direttori, anche col ministro e mi sono impegnato a far fare immediatamente delle verifiche sullo stato della diga. Speravo, ritenevo, che il dipartimento si facesse carico immediatamente e fosse conseguenziale. Quando ho scoperto che questo non avveniva, con mio grandissimo stupore, ho dovuto adottare un provvedimento in cui ho esercitato i poteri sostitutivi dando incarico alla Protezione civile di intervenire”.
Non solo la diga, i dissalatori non saranno pronti per tempo
“Non è così. Abbiamo abbastanza acqua per affrontare l’estate. Il tema si pone se non piove in autunno e per allora i dissalatori saranno efficienti. Siamo pronti ad affrontare l’eventuale momento delicato intorno a ottobre-dicembre, se non dovesse piovere. Stiamo riattivando tre dissalatori fermi da 14 anni e abbandonati: Gela, Trapani e Porto Empedocle, per i quali abbiamo destinato 90 milioni di euro di fondi Fsc. La scommessa è fare in modo che i dissalatori funzionino per fine anno, il momento in cui c’è maggiore criticità, perché d’estate l’acqua l’avremo ancora perché gli invasi sono pieni.
Finanze, disavanzo e occupazione
Disavanzo quasi azzerato, maggiori entrate, aumento del Pil e dell’occupazione sono temi degli ultimi mesi.
“Uno dei temi dei quali il mio governo va fiero e la tendenza all’azzeramento del disavanzo: viviamo in un momento positivo per essere riusciti a contenerlo, quasi ad azzerarlo. E’ un insieme di fattori che ingenerano un circuito virtuoso. Da una parte c’è un rating molto positivo, poi ci sono anche i dati che ci dicono che l’occupazione cresce di ben 4,5 punti percentuali, con un ritmo maggiore del Mezzogiorno e dell’intero Paese e con l’occupazione femminile che traina questa crescita e tutto questo fa crescere le entrate tributarie. Sicuramente noi continuiamo con le nostre manovre finanziarie a lavorare sulla crescita dell’impresa con agevolazioni per le assunzioni. Abbiamo adottato misure di cui vado fiero come quella dell’abbattimento degli interessi passivi pagati dalle imprese nei confronti delle banche per affidamenti. E sono iniezioni di liquidità da un lato, ma anche iniezioni di fiducia. C’è un governo del quale gli imprenditori possono fidarsi. E questa acquisizione di fiducia da parte dell’impresa nei confronti di questo Governo sta determinando un aumento dell’occupazione. Il mio è un Governo che si mette in discussione quotidianamente. Io non sono venuto qui per svernare, mi è stato chiesto di occuparmi della Sicilia dai vertici del centrodestra, una richiesta poi avallata dalla conferma dei siciliani. Sono qui per fare di tutto, come sto tentando di fare, per migliorare le cose in Sicilia e di problemi ce ne sono tanti: la sanità, la siccità, la semplificazione necessaria, bisogna velocizzare e rendere fluida la Palermo-Catania, eliminare l’emergenza rifiuti attraverso i termovalorizzatori, riaprire le Terme di Sciacca e di Acireale, lanciare il turismo d’inverno che effettivamente ci consentirebbe di poter tenere alta l’asticella della ricettività alberghiera, che invece nella stagione fredda si contrae sensibilmente”.
Schifani ricandidato
Un programma decennale significa ricandidatura. Presidente sta dicendo, fra le righe, che si ricandiderà e la scelta è già stata fatta?
“Il mio è un impegno difficilmente realizzabile in una sola legislatura. E’ un impegno che presuppone tempi un attimo più ampi. Se ci si deve occupare seriamente della Sicilia occorrono, come minimo, dieci anni se non di più. Il mio è un impegno di doppia legislatura perché ho portato e sto portando avanti dinamiche di alta strategia innovativa, che naturalmente non si possono consumare in pochi anni. Riterrei un errore abbandonare questo percorso, per il quale mi sto spendendo molto con un Governo di coalizione e con il convinto sostegno del Governo nazionale che ci sta dando una grande mano. Ovviamente ne discuteremo all’interno dell’alleanza, trattandosi di scelte che presuppongono piena condivisione, ma sono fiducioso”.
I termovalorizzatori: la grande sfida
Una delle grandi opere è il piano rifiuti a partire dai termovalorizzatori che dovrebbero essere pronti nel 2028 quindi nel pieno della seconda legislatura.
“Dedico buona parte della mia settimana al programma dei termovalorizzatori. Abbiamo le risorse (800 milioni di euro, ndr) e abbiamo adottato il piano rifiuti. Siamo partiti da sottozero, non da zero: senza Piano rifiuti. L’ho adottato, lavorandoci moltissimo e adesso lo dovrò difendere da due ricorsi che hanno presentato al TAR di Palermo al TAR di Roma nei quali chiedono addirittura la sospensione del Piano. Non voglio fare polemiche dico soltanto, e l’ho dichiarato durante l’audizione alla Commissione bicamerale ecomafie, che guarda caso i ricorsi partono da due società in amministrazione giudiziaria. Lungi da me l’idea di criticare i custodi giudiziari, che hanno voluto impugnare il mio piano, ma comunque le quote di queste due società sono state confiscate perché appartenenti a soggetti con condanne di parecchi anni per associazione a delinquere di stampo mafioso”.
I siciliani hanno detto in un sondaggio di Noto che i termovalorizzatori sono uno degli elementi che hanno fatto crescere la fiducia in Schifani. Si riusciranno a fare davvero stavolta?
“Da un lato porteremo avanti il piano sul profilo giurisdizionale (difendendolo davanti ai tribunali amministrativi, ndr) dall’altro abbiamo stipulato un accordo di partenariato con Invitalia, che curerà la preparazione dei progetti e dei bandi per i concorsi. Questo a conferma delle nostre intenzioni. Abbiamo voluto delegare Invitalia, che ci dà grande garanzia anche se ci costa naturalmente, ma sono soldi benedetti. Ci accingiamo a stipulare anche un protocollo di legalità con i questori e con la polizia, proprio per evitare qualunque tipo di infiltrazione mafiosa. Quindi l’impegno è massimo. Si tratta di uno dei punti nevralgici del mio programma e della mia azione di governo”.
Il ponte sullo Stretto si farà o è solo propaganda?
“Noi ci crediamo. Mi fido del ministro Salvini perché ha scommesso tanto su quest’opera e c’è piena sintonia, naturalmente, ma son contento che anche la Calabria, avendo un governo di centrodestra, la pensa come noi e quindi ha dato anch’essa un ampio contributo. Chiaramente di livello inferiore, vuoi per il numero di abitanti e vuoi perché l’opera è strategica soprattutto per la Sicilia. Comunque ringrazio gli amici calabresi, l’amico presidente Occhiuto per questo impegno. Si tratta di un’opera che se parte poi si realizza così come per i termovalorizzatori. Sono opere talmente importanti strategicamente che se si parte non ci si può fermare. E il ministro Salvini conta di iniziare quest’anno. Un dato certo è che lavoreremo perché il ponte non diventi una cattedrale nel deserto. Dobbiamo lavorare sulle strade complementari, quelle di accesso al ponte ed evitare che ne derivi un imbuto per il traffico viario. La Sicilia deve farsi trovare con strade e ferrovie pronte quando il ponte entrerà in funzione”.
Agrigento capitale della cultura o della cattiva figura?
“Ci sono criticità che abbiamo riscontrato e con grande senso di responsabilità, mantenendo un impegno assunto pubblicamente davanti al Capo dello Stato quando si è celebrata l’apertura della manifestazione al Teatro Pirandello, la Regione è scesa in campo direttamente. Da buon siciliano ci tengo che tutto vada bene perché più che Agrigento io la chiamerei metaforicamente la Sicilia capitale la cultura perché non si tratta soltanto di Agrigento, ma si parla di tutta l’Isola. La buona o cattiva figura la farà la Sicilia. Con l’elenco copioso di monumenti che abbiamo, bellezze naturali e balneari, tradizioni culinarie e tanto altro, abbiamo i numeri per poter eccellere rispetto ad altre regioni. Sì abbiamo delle criticità, ma non gravissime. Abbiamo voluto mettere ordine. Io ringrazio pubblicamente l’ex prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta, la quale ha accettato di assumersi questa responsabilità. Le saremo accanto”.
Un nuovo alleato per la maggioranza
E infine su Cateno De Luca cosa ci dice? Fino a poco tempo fa non era per nulla tenero con lei…
“Da Berlusconi ho imparato a non personalizzare mai gli attacchi politici, per non distrarsi dalla superiore e responsabile azione di governo. In De Luca ho recentemente scoperto una significativa preparazione amministrativa, confermata dal suo buon governo di Messina e Taormina. Accompagnata da un partito dove i protagonisti sono prevalentemente bravi e giovani amministratori, carichi di entusiasmo e compostezza. Ascolterò loro, come tutti gli altri colleghi di area diversa, perché con la mia elezione mi sono assunto la piena responsabilità di risolvere i problemi dei siciliani, al di là della connotazione politica di chi li avrebbe rappresentati. Il mio sforzo quotidiano sta in questo”.