La grave crisi idrica che ha interessato quasi tutti i territori della provincia di Enna ha generato un inevitabile strascico giudiziario. Sono sati presi di mira i protagonisti principali e cioè l’Assemblea Territoriale Idrica (ATI) e il gestore del servizio idrico “AcquaEnna”.
La prima è stata presa di mira dal Comitato “Senz’Acqua Enna” per non avere adottato quanto di rispettiva competenza per scongiurare, ovvero ridurre, i disservizi alla fornitura dell’acqua, a cominciare dalla mancata operatività del piano di prevenzione per l’emergenza da carenza idrica. La seconda sarà invece oggetto di un fuoco incrociato.
Il citato Comitato da una parte, che ha potenziato il team dei propri legali per promuovere una mirata class action, e il Comune di Troina che ha autonomamente deciso di approfondire l’ipotesi di risoluzione anticipata del contratto di concessione del servizio idrico con la società “AcquaEnna”.
E’ questo l’epilogo di una vicenda in cui s’intrecciano poliedriche responsabilità politiche aggravate da un cronico deficit di trasparenza e comunicazione istituzionale. I responsabili dei diversi livelli istituzionali continuano infatti ad amministrare i rispettivi ambiti senza riuscire a discriminare le finalità pubbliche di
un fondamentale e vitale servizio qual’è quello idrico. La stessa carta dei servizi, che dovrebbe disciplinare i rapporti tra l’utenza e il servizio idrico fornito dal soggetto gestore, è stata totalmente ignorata anche nei confronti di quei cittadini che l’hanno espressamente richiamata a supporto dei propri reclami. La turnazione nell’erogazione dell’acqua non ha scomodato né il soggetto gestore né, e questo è molto più grave, l’ATI che istituzionalmente rappresenta le comunità locali per il tramite dei Sindaci che ne fanno parte integrante.
Per non parlare delle tariffe che, nonostante l’esperienza nefasta delle “partite pregresse”, non vengono ridotte neanche di un centesimo a fronte di un servizio che nei mesi scorsi non ha rispettato alcuno degli strandard qualitativi sottesi al contratto che ogni utente ha sottoscritto col gestore. In tale contesto non può non evidenziarsi anche il mancato soccorso dell’Assemblea Regionale Siciliana, troppo impegnata, in sede di approvazione della finanziaria regionale, ad elargire contributi blindati con “nome e cognome”.