La gestione idrica e le responsabilità dei sindaci
Enna-Cronaca - 24/01/2025
Tra il responsabile della Cabina di Regia Cocina e i sindaci della provincia di Enna non corre buon sangue e questo lo si era già compreso, allorquando in piena crisi idrica lo stesso Cocina non ha mancato di puntare il dito contro l’Assemblea Territoriale Idrica (ATI) rea, a suo dire, di non avere affrontato in tempo utile la questione e di non avere in tempi meno sospetti affrontato la fase della pianificazione emergenziale in chiave di prevenzione infrastrutturale.
Lo scontro tra Cocina ed i sindaci
Ciò che fa riflettere è però che il medesimo Cocina sembra avere preso di mira i Sindaci in modo non più occasionale, rilasciando periodiche interviste che suonano come veri e propri capi d’imputazione. E poiché abbiamo in queste ore appreso anche di un mirato esposto alla Procura della Repubblica presentato dal Comitato “SenzAcquaEnna”, orientato ad evidenziare le medesime lagnanze di Cocina,
preferiamo, almeno in questa fase, riflettere su un aspetto solo apparentemente secondario e cioè sul modello di governance previsto dal legislatore per l’esercizio della funzione regolatoria del servizio idrico integrato.
Le Ati ed il loro ruolo
Le ATI sono infatti forme associative obbligatorie che conservano una proiezione esponenziale dei Comuni che ne fanno parte, i quali sono chiamati ad esercitare congiuntamente la funzione di governo dell’ente secondo le competenze e le modalità stabilite dalla normativa regionale e dallo statuto. In tale contesto, la minore autonomia comunale trova fondamento nella finalità della disciplina, che è diretta a porre rimedio ai problemi strutturali di efficienza e, in particolare, a quello della mancanza di economie di scala dei piccoli Comuni.
L’ATI, quindi, è provvista di propri organi e il meccanismo della rappresentanza di secondo grado è certamente compatibile con la garanzia del principio autonomistico, dal momento che, anche in questo caso, non può essere negato che venga preservato uno specifico ruolo ai Comuni titolari di autonomia costituzionalmente garantita, nella forma della partecipazione agli organismi titolari dei poteri decisionali, o ai relativi processi deliberativi, in vista del raggiungimento di fini unitari nello spazio territoriale
reputato ottimale. Tanto basta a rendere l’ATI rappresentativa dei Comuni che vi partecipano, che rimangono capaci di tradurre il proprio indirizzo politico in una reale azione di influenza sull’esercizio in forma associata delle funzioni.
Le responsabilità
Tentare di sfilarsi da specifiche responsabilità politiche ed istituzionali, trincerandosi dietro al fatto che i Comuni – presi singolarmente – non hanno più alcuna competenza in materia di gestione delle risorse idriche appare un espediente da utilizzare solo in campagna elettorale, in cui la propaganda ha spesso la meglio anche sull’evidenza dei fatti.