Il futuro delle Aree interne nelle mani della Regione

Per un organo d’informazione come ViviEnna che ha una precisa vision, il richiamo fatto nei giorni scorsi a Militello Val di Catania dal Presidente della Repubblica Mattarella su una maggiore attenzione nei confronti delle aree interne ha il sapore dell’inchino navale. E non poteva che cadere a fagiolo la questione sollevata, visto che il Presidente della Regione Schifani ha approfittato per rilanciare l’idea legislativa di restituire ai territori l’istituzione di area vasta, l’unica in grado di promuovere unitariamente ed in modo duraturo politiche di resilienza per le aree interne.

Le scelte della Regione

Superato lo scoglio della finanziaria, l’ARS è adesso chiamata a decidere in fretta e stabilire, una volta per tutte, a chi affidare le sorti dell’area vasta in Sicilia. Sul tavolo sono infatti tre le soluzioni ordinamentali e il percorso è parecchio accidentato per l’intrecciarsi di principi di rango costituzionale alcuni dei quali già coperti da giudicato. L’ARS dovrà preliminarmente optare per un ritorno ad un ente territoriale di governo autonomo, come la Provincia, ovvero per un ente associativo dei Comuni come l’attuale Libero consorzio comunale o come l’Unione dei comuni.

Le due ipotesi

Nel primo caso la strada sarebbe più lunga perché richiederebbe la modifica preventiva dell’art. 15
dello statuto siciliano, al pari di quanto sta facendo la Regione Friuli Venezia-Giulia. Nel secondo caso, l’area vasta sarebbe affidata al governo dei Comuni che ne fanno parte. E’ questo il modello attuale e vigente che caratterizza sia i sei Liberi consorzi comunali che le tre Città metropolitane. In questo caso non sono i cittadini ad eleggere gli organi di governo ma gli stessi Comuni (con elezione di 2° grado) che
esercitano il diritto di elettorato attivo e passivo.

La terza via

Più complessa è la terza opzione, quella delle Unioni di Comuni di 2° generazione appositamente costituite dai Comuni per la promozione di politiche a difesa delle aree interne, non foss’altro perché rappresentano già una realtà istituzionale dotata di specifica vocazione ed ingenti risorse finanziarie proveninti dalla SNAI. Istituire (dall’alto) un nuovo ente di area vasta in presenza di un ente costituito (dal basso) per le medesime finalità, finirebbe per generare solo confusione e dispendio di risorse
umane e finanziarie.