Porte aperte alla movida nell’ordinanza del Comune
Enna-Cronaca - 31/12/2024
L’ordinanza dello scorso 24 dicembre con la quale il sindaco di Enna ha stabilito gli orari di chiusura degli esercenti per le attività di intrattenimento e svago nel periodo invernale continua a fare discutere e, anche in questo caso, la discussione si consuma nei social.
La scelta del Comune
La questione verte sul punto di equilibrio e nella difficile regolazione di diritti concorrenti e potenzialmente confliggenti (diritto alla salute e alla quiete pubblica vantato dai residenziali, diritto alla libera iniziativa economica vantato dai pubblici esercizi). Al riguardo occorre ricordare che tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri. Pertanto, il bilanciamento non
si traduce mai in un sacrificio integrale del principio soccombente, ma di quest’ultimo conserva la traccia corrispondente al minimo incomprimibile. Se questa è la cornice di riferimento occorre chiedersi se, con l’ordinanza sindacale il Comune di Enna ha raggiunto un ragionevole punto di equilibrio tra il diritto alla libertà economica e la tutela della quiete pubblica e del riposo dei residenti mediante un’adeguata e ragionevole composizione degli interessi in gioco.
Le criticità
Dalla lettura del provvedimento emergono almeno tre criticità. La prima concerne la tipologia dello strumento utilizzato, visto che l’ordinanza è un provvedimento extra-ordinem che si giustifica solo
allorquando non si è nelle condizioni di fare uso degli ordinari strumenti amministrativi per disciplinare la materia (intra-ordinem). Il Comune, infatti, non fa mistero nella stessa ordinanza di non essersi dotato del piano di classificazione acustica del territorio comunale. I due strumenti non sono interscambiabili poiché l’ordinanza deve avere una portata oggettivamente limitata, sia sul piano del concreto contenuto, sia in relazione all’ambito territoriale cui si riferisce, sia rispetto agli orari presi da essa in considerazione e soprattutto, in relazione ai presupposti di adozione, costituiti dalla necessità ed urgenza di provvedere, e non da ultimo dalla temporaneità. Disciplinare un’intera stagione (quella invernale) non risponde, all’evidenza, alle esigenze di necessità ed urgenza né a quelle di temporaneità.
Il piano di classificazione acustica
Il piano di classificazione acustica è invece lo strumento principale di regolamentazione nel contesto del quale avviene il ricercato punto di equilibrio tra i diversi interessi in gioco anche per il tramite di un’istruttoria promossa all’insegna della collegialità politica e della partecipazione dei portatori di interessi collettivi. Non è casuale il fatto che l’approvazione di tale strumento appartenga alla competenza dell’organo consiliare.
La seconda criticità concerne proprio l’assenza di condivisione con la rappresentanza dei residenziali. Il tavolo tecnico, richiamato nell’ordinanza, fa riferimento ad una generica rappresentanza delle associazioni sindacali, salvo poi aggiungere di avere preso atto delle segnalazioni dei cittadini residenti nelle zone limitrofe ai locali pubblici. La terza criticità riguarda il merito dell’ordinanza, atteso che non si
comprende come si intenda raggiungere il fine in essa espressamente previsto: “…quello di evitare il disturbo della quiete pubblica, nel rispetto della tranquillità dei cittadini, per cui si rende necessario
limitare l’orario dell’intrattenimento musicale”.
Orbene, dalla lettura dell’ordinanza emerge l’esatto contrario. Per tutta la stagione invernale
l’orario di chiusura è stato posticipato alle 2,30 nei giorni di venerdì e sabato e alle 1,00 per i restanti giorni. Nella precedente ordinanza (oggi revocata) la chiusura posticipata degli esercizi pubblici era prevista solo per il periodo estivo e solo per la frazione di Pergusa. In sostanza con l’ordinanza in questione non si è operata alcuna conciliazione dei diversi interessi in gioco ma, al contrario, uno di questi è stato manifestamente subordinato agli altri, nonostante la paradossale finalità contenuta nella medesima ordinanza sindacale.