Nella sala convegni del seminario vescovile di Nicosia si è svolto l’incontro sulla crisi idrica organizzato dall’Ufficio Diocesano Problemi Sociali e Lavoro e dalla Caritas Diocesana, al quale hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni e di associazioni diverse. Molti gli interventi che, dovendoli contenere in tre minuti, non sono andati al di là della semplice enunciazione di problemi e di possibili soluzioni.
Sono state avanzate proposte di soluzione come un disegno di legge di iniziativa popolare che cambi radicalmente il sistema regionale di gestione delle risorse idriche, una tariffa unica regionale, il riuso delle acqua reflue, depurate, la mappatura delle risorse idriche disponili, un piano pluriennale di pulizia dei fiumi. La crisi idrica è una questione complessa, che non è apparsa all’improvviso.
Negli ultimi 60 anni si è manifestata ben 6 volte. Pensare che si tratti di un evento che capita raramente, di un’emergenza che si manifesta in forma imprevista, è un grave errore. E pensandola in questo modo, si interviene con soluzioni tampone che lasciano il tempo che trovano. E’ invece un problema strutturale di cui non si è avvertita la portata, anche per gli effetti devastanti che ha sulle comunità che vivono nel territorio in cui si manifesta. Affrontarlo isolatamente senza tener conto dei nessi che ha con gli altri problemi di natura economica e sociale che ci sono sul territorio, non porta da nessuna parte.
Per restare nell’ambito dell’incontro nicosiano, un’indicazione di come affrontarlo correttamente si coglie nelle parole del vescovo Giuseppe Schillaci: “La mancanza d’acqua, risorsa fondamentale per la vita e per l’intero ecosistema, non è solo un problema tecnico o ambientale ma un dramma che tocca la dignità e la giustizia”.
Simile indicazione si coglie nel documento del laboratorio socio-politico regionale della Conferenza Episcopale Siciliana, che contiene le proposte per risolvere la crisi idrica, di cui si è parlato anche nell’incontro di Nicosia. In particolare, al punto 10 del documento dove si avanza la proposta di “un patto sociale tra cittadini, famiglie, scuole, strutture sanitarie, aziende agricole, commercianti, ristoratori, operatori turistici, associazioni, enti locali promuovendo una visione ispirata ai principi di solidarietà e sussidiarietà (l’opposto della guerra tra poveri)”.
Di un patto simile c’è bisogno anche, e in particolar modo, tra gli enti e soggetti del territorio della
Diocesi di Nicosia che ricade nell’Area Interna di Troina impegnata nell’attuazione di una strategia per
contenere ed invertire la tendenza al declino demografico (riduzione ed invecchiamento della popolazione). Un fenomeno di carattere nazionale, ma che nelle aree interne distanti dai grandi centri urbani si manifesta in forme più preoccupanti ed ha delle cause ben precise: peggioramento quantitativo e qualitativo dei servizi di cittadinanza (istruzione, sanità e mobilità) e mancanza di occasioni di lavoro, che spinge i giovani con diplomi e lauree ad emigrare.
Se a queste condizioni di svantaggio in cui vivono gli abitanti dei comuni Area Interna di Troina e Diocesi di Nicosia ci si mette anche la crisi idrica, la tendenza allo spopolamento subisce un’ulteriore spinta. Crisi idrica, che condiziona negativamente l’economia locale oltre che a peggiorare la qualità della vita degli abitanti, abbassamento della qualità dei servizi di cittadinanza e un sistema economico locale in affanno sono questioni che devono essere affrontate con una visione del futuro che tenga conto delle loro connessioni. Di questa visione, non se ne vedono ancora i segni.