Santa Lucia a Enna tra tradizione, processione e cuccia

E’ stata festeggiata ad Enna, Santa Lucia, patrona di Siracusa ma anche simbolo di luce e protettrice dei ciechi, delle malattie degli occhi e degli oculisti.

Il legame tra Enna e Lucia

La città è legata a Lucia, pochi mesi fa c’è anche stata la dedicazione della chiesa di Enna Bassa e come da tradizione ad organizzare i festeggiamenti in onore della martire è stata la parrocchia di San Tommaso, la cui chiesa custodisce la statua della vergine.

La processione

Alle 19 c’è stata processione, che è uno dei momenti più sentiti ed emozionanti della festa, a cui ha preso parte un cospicuo numero di persone, tra cui anche bambini che hanno sfidato il freddo e la nebbia. La processione è stata scandita dalla musica della banda.

L’assaggio della cuccia

C’è stato un altro momento, legato parecchio alla tradizione, quello dell’assaggio della cuccia, dolce che si prepara in occasione della festa di Santa Lucia. È fatta principalmente con grano cotto, e spesso viene condita con crema di ricotta, zucchero, cioccolato, e decorata con cannella o pistacchi. La cuccia simboleggia la rinascita e la fertilità, ed è un piatto che viene consumato in segno di devozione e rispetto per la santa. Durante le celebrazioni di Santa Lucia, è consuetudine assaporarla come parte dei festeggiamenti e delle tradizioni locali.

Perché si celebra il 13 dicembre

Il 13 dicembre è il giorno in cui si celebra il martirio di Santa Lucia, la vergine siracusana che fu uccisa nel 304 dopo Cristo per essersi rifiutata di sposare un aristocratico per via di un voto a Sant’Agata dopo che le venne annunciata la guarigione della madre.

La morte di Lucia e le fonti storiche

In merito alla sua morte, si racconta che subì la decapitazione, come, peraltro, emerge nel dipinto di Caravaggio, Il Seppellimento di Santa Lucia, esposto sull’altare della Basilica di Santa Lucia, a Siracusa, ma ci sono altre fonti che parlano di una coltellata alla gola, del resto nel simulacro si scorge un pugnale conficcato all’altezza della gola.

Il martirio è corredato da un altro fatto drammatico, cioè che le furono strappati gli occhi, da qui nasce la tradizione di Lucia come protettrice dei ciechi, delle malattie degli occhi e degli oculisti. Ma in relazione alla data in cui si celebra la festa, altre fonti storiche la attribuiscono alla circostanza che il 13 dicembre è indicato come il giorno più corto e più buio dell’anno.

La scorpacciata di arancine a Palermo

A Palermo la tradizione di mangiare arancine in questo giorno trae origine da un episodio e fa riferimento alla grande carestia del 1646 che colpì tutta la Sicilia anche se va detto che sono ricostruzioni carenti di un fondamento storico ma legate alla narrazione popolare che, negli anni, si è sedimentata nella cultura dell’isola.

Per farla breve, la popolazione palermitana era in preda alla fame e dopo tante suppliche, nel giorno di Santa Lucia, arrivò in porto un carico di grano. C’era talmente fame che nessuno volle perdere tempo a dedicarsi alla molitura per preparare la farina per pane e pasta ma lo bollirono e lo condirono con un po’ d’olio, l’antesignano dell’arancina.

La carestia a Siracusa

Pure a Siracusa si celebra il miracolo dell’arrivo di un carico di grano che salvò, nel 1646, la città dalla fame. Solo che il periodo è diverso, infatti la tradizione narra che venne esposto il simulacro di Lucia e poco dopo comparve la nave ma era maggio. Infatti, a Siracusa, in occasione delle prime due domeniche di maggio, si festeggia Santa Lucia re quagghie. E prende questo nome perché, secondo la leggenda popolare, fu una colomba ad “annunciare” l’arrivo del bastimento di grano.