La Consulta boccia la Regione, illegittime le spese sanitarie
Enna-Provincia - 13/12/2024
Stop alle spese aggiuntive in sanità stabilite dalla Regione siciliana nell’ambito di uno dei collegati alla finanziaria 2024 ed esattamente il secondo. Si tratta della legge 3/2024 pubblicata alla fine di gennaio e parzialmente impugnata dal Consiglio dei Ministri a maggio. Adesso la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di alcune disposizioni della legge che incidevano sui limiti di spesa, a carico del bilancio regionale, relativi alle prestazioni sanitarie e al costo del personale delle società a partecipazione pubblica ma ha dato torno al Consiglio dei Ministri sugli aspetti legati, invece, alle Rsa, le residenze sanitarie assistite e gli stipendi del personale di queste strutture convenzionate.
Violato il piano di rientro
Le questioni erano state promosse dal governo nazionale, che ha contestato la violazione, da parte della Regione, dei limiti stabiliti con il piano di rientro dal disavanzo sanitario. L’aumento delle tariffe, anche se stabilito a carico del bilancio regionale, non è in linea con i valori nazionali di riferimento e si traduce in una spesa sanitaria ulteriore rispetto agli esborsi concordati in sede di approvazione del piano di rientro.
Motivazioni simili ma più articolate, invece, per lo stop alla disposizione che ha esteso, fino al 2026, la “indennità di funzione” introdotta, durante il periodo dell’emergenza pandemica, in favore delle strutture private accreditate. Questa misura, che ha consentito l’erogazione di prestazioni sanitarie oltre il budget annuale concordato con il servizio sanitario regionale per abbattere le liste d’attesa, era stata stabilita da una precedente legge della Regione del 2020 per il solo triennio 2020-2022 con l’obiettivo di garantire un regolare flusso di cassa e di mantenere la continuità del servizio. Con la legge impugnata la Regione siciliana aveva disposto l’estensione della misura oltre i limiti temporali dell’emergenza ma questo provvedimento è illegittimo sia perché l’emergenza è finita che perché viola il piano di rientro
Dove la Regione ha, invece, vinto: Rsa
La Corte ha rigettato invece le censure del governo contro la previsione, della stessa legge, che consente il riconoscimento, in favore delle residenze sanitarie assistenziali accreditate, della parte fissa delle spese per il personale. In questo caso, infatti, la legge siciliana ha stabilito che tali spese, pur sempre a carico del bilancio regionale, sono riconosciute “senza ulteriori oneri per la finanza pubblica e nell’ambito del budget assegnato in sede di contrattualizzazione”, in tal modo fornendo espressa garanzia che non vi saranno spese ulteriori rispetto a quelle programmate. Analoghe ragioni di conformità con i criteri nazionali di programmazione, con riguardo al contenimento della spesa per il personale sanitario, hanno poi condotto la Corte al rigetto della questione dell’aumento annuale del 15 per cento dei limiti di spesa destinati al personale degli enti del servizio sanitario regionale.
Illegittimi gli aumenti per gli amministratori non sanitari
Infine illegittimi gli aumenti di compensi per gli amministratori e i dipendenti delle società partecipate. La disposizione regionale, varata in attesa dell’adozione di apposito decreto ministeriale che dovrò stabilire l’adeguamento dei compensi, aveva stabilito, in via transitoria, di estendere alle società partecipate la disciplina riguardante i compensi per i componenti degli organi di amministrazione e di controllo degli enti pubblici. Ma questo non sarà possibile