L’8 novembre – ad appena tre giorni dalle elezioni americane “più pericolose di sempre” – l’Università popolare del Tempo libero “I. Nigrelli” propone una riflessione ‘a caldo’ con la quale aprirà l’Anno Accademico 2024-25, il 30° da quando, nel dicembre 1994, venne fondata. A tenere la prolusione il Direttivo dell’UPTL ha invitato una delle più autorevoli americaniste italiane: Elisabetta Grande, professoressa ordinaria di Sistemi giuridici comparati presso l’Università del Piemonte orientale e si occupa in paritcolare, di Diritto penale comparato, Antropologia giuridica e Women’s rights. La prof. Grande ha tenuto lezioni e conferenze presso le università di Yale, Stanford, Cambridge UK, Berkeley (Boalt Hall e Anthropology Department) e S. Francisco (U.C. Hastings). Da oltre un ventennio studia il sistema giuridico nordamericano e la sua diffusione in Europa. Ha pubblicato numerosi volumi sugli U.S.A.. Nella sua carriera ha vinto il premio internazionale Planetbook award per il 2020 e il premio Yntema per il miglior articolo pubblicato nell’anno 2000 sulla rivista americana “American Journal of Comparative Law”. Fa parte anche di “Volere la luna”, Laboratorio di cultura politica e di buone pratiche che da quasi un decennio opera a Torino. Si occupa di Stati Uniti per conto della rivista Micromega fondata da Paolo Flores d’Arcais che l’ha diretta fino al mese scorso e qui ha pubblicato diversi commenti alla campagna elettorale americana del 2024. In un commento recente ha scritto: “Oggi il rischio è che nuovamente il partito democratico possa vincere il voto popolare, ma perdere la presidenza (se non addirittura vincere il voto popolare per tutte e tre le istituzioni democratiche, ma perdere ovunque la maggioranza dei seggi oltre che la presidenza) e che, anche qualora dovesse vincere il collegio elettorale, la Harris entri per la prima volta nella carica senza il controllo del Congresso (cosa mai successa dal 1884). Il gioco dei pochi voti “flessibili” accentua un problema strutturale del sistema statunitense, nato come poco democratico per garantire al Senato e al Presidente il controllo della minoranza sulla maggioranza, e rischia di rendere sempre meno governabile il paese.” Ma c’è un’altra preoccupazione che Elisabetta Grande ha sottolineato nelle ultime settimane citando una ricerca dell’Università di Chicago: “Nello studio più recente, condotto fra il 12 e il 16 di settembre, abbiamo individuato un livello inquietante di appoggio alla violenza politica. E – si badi – si tratta di un atteggiamento bipartisan. Circa il 6% degli intervistati si è detto d’accordo o molto d’accordo che sia “giustificato l’uso della forza per restituire a Trump la presidenza”. Poco sopra l’8% è stato invece d’accordo o molto d’accordo che “l’uso della forza sia giustificato per evitare che Trump diventi presidente”». Dove per “uso della forza” si intende violenza fisica che arriva fino all’assassinio”. Questo lo scenario. L’8 novembre se ne parlerà nell’ex refettorio del convento di San Pietro, alle 17:30.
Luogo: Convento di San Pietro, 08/11/24 ore 17:30, Piazza Armerina