Sembra una trama di una spy story la vicenda del Castello di Donnafugata, la villa rurale un tempo appartenente alla famiglia Arezzo de Spuches, di cui è proprietario il Comune di Ragusa.
Una struttura suggestiva ed imponente diventata famosa per la serie tv “Il Commissario Montalbano” e trasformata nella finzione televisiva nella residenza di un vecchio boss mafioso. In realtà, c’è un precedente cinematografico, risalente al 1984, quando i fratelli Taviani girarono qualche spezzone di Kaos con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, poi nel 2007 il regista Roberto Faenza, invaghitosi della sontuosa villa nobiliare, non si lasciò scappare l’occasione di fare qualche ciak per I Vicerè.
Il Castello di Donnafugata comprende un parco storico che copre una superficie di circa 8 ettari e si mostra in tre differenti tipologie “Il giardino all’inglese (informale), il giardino – si legge nel sito del Castello – alla francese (formale) e un’area “rustica”, ovvero un ampio orto-frutteto destinato un tempo alla coltivazione di piante aromatiche e all’apicoltura. Nel Parco sono presenti circa 1500 specie vegetali e alcuni alberi monumentali”.
Gestire una villa ed un parco di queste dimensioni è diventato molto oneroso per le casse del Comune di Ragusa e così il sindaco del centro ibleo, Peppe Cassì, al suo secondo ed ultimo mandato, ha deciso di cedere la gestione “del Complesso Donnafugata di cui fanno parte il Castello, il parco e il MU.DE.CO (Museo del Costume)” attraverso la formula del Pspp, “partenariato speciale pubblico-privato che dovrà essere a titolo non oneroso per l’Amministrazione” per un periodo di 10 anni.
Insomma, una operazione per ammortizzare i costi e così dopo la pubblicazione dell’avviso pubblico, risalente al 7 agosto, a farsi avanti sono state due società: Civita Sicilia srl e Logos Società Cooperativa, che, nel loro piano di gestione hanno previsto anche la valorizzazione di Palazzo Zacco, sede del Museo del contadino, la collezione Cappello e il Museo della Città.
Una soluzione che ha scatenato reazioni politiche furenti contro il sindaco, accusato, sostanzialmente, di voler svendere il Castello facendo pagare un canone annuo di 30 mila euro.
A contestare la scelta di Cassì, è un fronte trasversale, composto dal M5S, con il consigliere Sergio Firrincieli, Pd, con Peppe Calabrese, anch’esso esponente del Consiglio, e da Gaetano Mauro, consigliere di Generazione, figlio del senatore Giovanni Mauro, uno dei primi ad entrare in Forza Italia nel 1994.
Cassì è un uomo solo al comando: di ispirazione di Centrodestra è stato rieletto nella primavera del 2023 a furor di popolo, con oltre il 60% di preferenze al primo turno, sostenuto da liste civiche, mettendosi alle spalle Riccardo Schininà, del Pd, Giovanni Cultrera, sostenuto dai partiti del Centrodestra, e dallo stesso Firrincieli. Insomma, gli stessi che, sostanzialmente, hanno alzato il muro contro Cassì.
Una ricostruzione sui costi rigettata dal sindaco e dagli stessi proponenti, secondo cui nel piano sono compresi tutti i costi di gestione, tranne le manutenzioni straordinarie ed i rifiuti. E facendo i conti, solo per il primo anno i gestori pagherebbero somme per 700 mila euro solo per il personale, 200 mila per servizi gestionali, 95 mila per la promozione e 360 mila per la manutenzione ordinaria, comprendente varie voci.
La vicenda del Castello di Donnafugata è il vero tormentone estivo, almeno nel Ragusano: sotto l’ombrellone si ascolta Tutte storie brevi di Annalisa e Tananai ma si leggono le cronache sul Castello che scuotono i palazzi delle istituzioni iblee, al punto da investire il prefetto di Ragusa che il 26 di agosto convoca una riunione “sulla gestione del Castello di Donnafugata” con la partecipazione del sindaco, delle forze dell’ordine e del commissario straordinario del Libero Consorzio.
Una presa di posizione irrituale quella del rappresentante di Governo che, solitamente, si interessa di questioni legate all’ordine pubblico ed in generale alla sicurezza ma tant’è.
Il mistero della partecipazione del Libero consorzio alla riunione in Prefettura sembra risolversi l’11 ottobre, quando viene protocollata la determina della Commissaria straordinaria Patrizia Valenti avente per oggetto “Partecipazione all’avviso pubblico di ricevimento di una proposta di partenariato speciale pubblico privato per la gestione del complesso di Donnafugata promosso dal Comune di Ragusa”.
Perché mai un ente pubblico, peraltro commissariato, entra in scena? Quali sono le ragioni di una partecipazione per un partenariato tra pubblico e privato? Perché impegnare il Libero consorzio, per due lustri, con le elezioni alle porte, fissate per il 15 dicembre? Anche se sulla tornata elettorale si avvertono le resistenze della Regione che spinge per una norma finalizzata alle elezioni dirette e non di secondo livello.
La risposta è nel documento del commissario dell’ex Provincia in cui emergono critiche sull’operato del Comune di Ragusa. “Le azioni amministrative – si legge nella determina – poste in essere dall’amministrazione comunale proponente, e prima ancora i presupposti di fatto e di diritto che questa assume, non risultano assolutamente condivisibili”. Secondo lo stesso commissario, per via dell’importanza che il complesso di Donnafugata riveste, “vi è un interesse non indifferente dell’ente di area vasta alla conservazione ed alla valorizzazione dello stesso”. In sostanza, l’ente ritiene di avere voce in capitolo, al punto da criticare l’idea del Comune.
“Pertanto, non comprendendo appieno le ragioni che sono la base del disegno strategico del Comune di Ragusa, si ritiene che gli stessi obiettivi possono essere conseguiti in forma diversa, contemperando le esigenze pubblicistiche con la professionalità e l’esperienza di altre istituzioni pubbliche e private”.
Il Libero consorzio ha, così, deciso di partecipare all’avviso, annunciando l’iniziativa in una conferenza stampa, tenutasi il 14 ottobre, a cui hanno partecipato il Direttore generale dell’ente Nitto Rosso ed Andrea Guastella, organizzatore di eventi culturali.
Come, peraltro, indicato nella determina del commissario, viene ufficializzata la costituzione di una fondazione di partecipazione con lo stanziamento di 100 mila euro per costituire il capitale necessario e una ulteriore dotazione di altri 150 mila euro per affrontare le prime spese.
Nel progetto sono coinvolti “il Professor Enrico Castiglione già direttore di TaoArte, il Direttore del Museo di arte moderna di Palermo, Rosario Schiacci docente universitario e Direttore del prestigioso Orto Botanico di Palermo che sarà chiamato alla direzione del parco del Castello” scrive reteiblea.it nel servizio sulla conferenza stampa.