C’è un nuovo report sulle condizioni della diga Ancipa che procede spedita verso il prosciugamento ma le cause non sono solo riconducibili alla siccità, benché rivesta un ruolo cruciale, ma anche alla mancata programmazione in caso di emergenza.
Il Movimento per la difesa dei territori, presieduto da Fabio Bruno, ha inviato una relazione sullo stato dell’invaso, condita anche da proposte, al presidente della Regione, all’Autorità di bacino, alla Cabina di Regia per l’emergenza idrica, ai sindaci dell’Ennese ed all’Ati.
Tra le soluzioni paventate dalla Regione per consentire ai Comuni dipendenti dall’Ancipa (Troina, Sperlinga, Nicosia, Gagliano e Cerami) di avere ancora l’acqua c’è quella di riservare loro una quota dello stesso invaso dopo aver staccato la spina a tutti gli altri Comuni che, a quel punto, andrebbero con le fonti idriche fin qui trovate. In questo modo, secondo i calcoli della Regione, i 5 Comuni potrebbero andare avanti fino al primo mese del 2025.
“Tale soluzione suscita – si legge nel report di Fabio Bruno e Giuseppe Agozzino, legale del Movimento per la difesa dei territori – più di un dubbio: la presenza della fauna ittica, che ha bisogno di un volume minimo per sopravvivere (siamo già ben al di sotto del valore nominale di 1 Mmc) e che quindi andrebbe immediatamente trasferita, oppure il volume occupato dai detriti sul fondo dell’invaso (l’interrimento, di cui non si ha una stima ma che probabilmente è ingente) che corrispondente ad acqua che non potrà essere utilizzata”.
Nella sua relazione, il Movimento per la difesa dei territori suggerisce una strategia al Governo regionale: imporre una stretta sull’uso dell’invaso.
“Chiediamo di intervenire personalmente per garantire azioni che consentano che l’esigua risorsa idrica dell’invaso Ancipa venga erogata solo ed esclusiva mente per gli usi idropotabili, che venga ridotto il numero di Comuni serviti dall’invaso, e che si intervenga immediatamente per ridurre le perdite in rete. In sostanza, fintantoché il deficit idrico non sarà colmato, l’invaso deve essere fruito esclusivamente dai Comuni della provincia di Enna: si debbono scollegare i Comuni per i quali si sono trovate nuove fonti idriche e si provveda, ad esempio, a mettere in funzione l’invaso Blufi per la provincia di Caltanissetta”.
Un altro problema, tutt’altro che superficiale, è la dispersione dell’acqua lungo le condotte. “La rivisitazione -si legge nella relazione – del sistema degli approvvigionamenti (invasi e acquiferi), in congiunzione con la riparazione di perdite e sostituzione di condotte ed al potenziale riutilizzo delle acque reflue, consentirà l’aumento della capacità di accumulo” si legge nel report del Movimento per la difesa dei territori.
E poi c’è la questione delle responsabilità: attorno alla diga, come sostiene il Movimento, ci sono troppi enti. “E’ evidente – spiegano dal Mdt – una molteplicità di soggetti ed enti coinvolti (Enel, Siciliacque, AcquaEnna, Caltacque, ATI Enna, Autorità di Bacino, Genio Civile, ASL, commissari nel tempo incaricati, ecc.) e la crisi in cui ci stiamo ritrovando, attesta come le procedure per la risoluzione della emergenza siano state inadeguate.
Il Movimento punta, però, l’indice contro la stessa Regione, responsabile di aver ritardato gli interventi quando era noto da oltre un anno che la situazione sarebbe precipitata.
“Non è necessario – si legge nella relazione – essere esperti per notare che nello scorso quinquennio l’invaso ha iniziato a riempirsi a novembre (cambio di pendenza delle curve), nel 2023 nonostante ciò non accadesse si è continuato ad erogare lo stesso quantitativo d’acqua (stessa pendenza), sperando probabilmente nelle piogge primaverili, che sono state esigue, e poi per parecchi mesi si è cercato di porre rimedio alla catastrofe all’orizzonte semplicemente mediante razionamento. Ci poniamo molte domande, la più importante: perché si è intervenuto così tardivamente?”.
Infine, la richiesta alla Regione, quella di “potenziare il ruolo e l’organico degli enti di controllo pubblico (enti regionali ed autorità d’ambito) con la possibilità di includere negli organismi di controllo anche le associazioni territoriali di cittadini”.