“Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?” E’ questa la locuzione latina che meglio rappresenta ciò che la politica siciliana ha fatto, e continua a fare, sulla pelle delle ex Province. Tradotto, “Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza?”. Anche la Corte Costituzionale sembra essersi rassegnata all’incompetenza del legislatore siciliano, sempre più preda di spinte schizofreniche veicolate attraverso ben 16 testi normativi, la maggior parte dei quali finalizzati a prorogare il commissariamento delle 3 città metropolitane e dei 6 Liberi consorzi comunali.
In questi 11 lunghi anni, in cui l’ARS ha approvato tutto e il contrario di tutto, due sono gli obiettivi certi che la politica regionale ha raggiunto. Il primo è quello di avere privato le aree interne dell’unica Istituzione capace di ragionare e promuovere politiche di area vasta, costringendo i Comuni a ripiegare sulle Unioni di Comuni che, com’è noto, non hanno l’autorevolezza dell’ente territoriale di governo nè la copertura costituzionale.
Il secondo è quello di avere impedito la nascita di una classe politica che, radicata sul territorio, avrebbe maturato titoli e meriti per future candidature di livello superiore. E questo secondo motivo è quello che accomuna tutte le forze politiche sia di maggioranza che di minoranza. E così, mentre la Corte costituzionale dichiara, ancora una volta l’illegittimità costituzionale di una politica di commissariamenti stiracchiata all’inverosimile, l’ARS, con il solito emendamento catapultato in un disegno di legge estraneo
alla materia, annulla la prevista elezione degli organi di governo già programmata per il prossimo 15 dicembre in attesa di ritornare a parlare di elezione diretta in detti enti. Il tutto a Statuto regionale invariato.
In questo disordine, che rasenta l’anarchìa, a ridere è il Comune di Enna che (in verità animato da ragioni diverse da quelle che oggi appaiono) ha promosso il ricorso al TAR di Palermo avverso la penultima proroga commissariale del Libero consorzio comunale di Enna, ottenendo che la questione di
costituzionalità venisse portata all’attenzione del Giudice delle leggi.
A questo punto l’ARS, verosimilmente contagiata dai venti di guerra che soffiano forte sui noti fronti oltre confine, ha pensato bene di lanciare la propria sfida sia alla Corte costituzionale, alla quale, evidentemente, non riconosce il ruolo istituzionale e la tradizionale autorevolezza ordinamentale, sia ai siciliani, ai quali, altrettanto evidentemente, continua a riservare un trattamento
mobbizzante ed umiliante.