L’inaugurazione della Scuola di medicina e chirurgia dell’Università Kore, a cui ha partecipato il Presidente della Regione Schifani, ha lasciato un piccolo ma significativo strascico. L’ex Assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza (oggi Deputato al Parlamento Europeo) ha infatti dichiarato che la tipologia di clinicizzazione messa in campo dall’Università Kore, ed avallata dal Governo regionale, rischia di vanificare il progetto originario che guardava alle aree di Enna, Caltanissetta ed Agrigento, a vantaggio delle aree
metropolitane già ricche di servizi sanitari e risorse professionali. L’affermazione è solo apparentemente fondata, ma facciamo un passo indietro.
La clinicizzazione dei servizi sanitari, finalizzata ad integrare assistenza ospedaliera e ricerca scientifica, rappresenta una fase prodromica alla realizzazione di ciò che comunemente chiamiamo Policlinico Universitario. Nella maggior parte dei casi, questa avviene secondo il modello “accentrato” in cui coesistono nel medesimo ambito territoriale una Facoltà universitaria di medicina e chirurgia e,
almeno, un erogatore di servizi ospedalieri di 2° livello dotato di tutte le discipline assistenziali.
Nel caso in cui è invece presente una struttura ospedaliera di 1° livello che risulta dotata solo parzialmente delle discipline assistenziali da interfacciare al programma accademico della Facoltà di medicina, si fa ricorso alle convenzioni secondo modelli che, in assenza di apposito quadro regolatorio, risentono di strategie e politiche territoriali. E’ questo il modello dell’«area vasta» auspicato dall’ex
Assessore Razza e chiaramente finalizzato a fornire servizi d’eccellenza in territori tradizionalmente scoperti come quelli di Enna, Caltanissetta e Agrigento.
C’è poi il modello da noi denominato “tentacolare”, fin qui sperimentato dall’Università Kore, finalizzato ad una clinicizzazione a “macchia di leopardo”. Tale modello, utile nel breve periodo, rappresenta una scelta necessitata dall’indisponibilità di quei contesti che, per contiguità territoriale, avrebbero dovuto condividere il progetto di “area vasta”, a cominciare da quello nisseno che, notoriamente, ha preferito clinicizzare l’Ospedale Sant’Elia attraverso la Facoltà di medicina dell’Università di Palermo.
In tale contesto, dove il modello dell’«area vasta» per clinicizzare le strutture ospedaliere non è praticabile e il modello “tentacolare” rappresenta, nel breve periodo, l’exit strategy, la strada maestra, nel
medio e lungo periodo, rimane certamente quella di perseguire il modello “accentrato” se, e nella misura in cui, la classe politica regionale riuscirà a potenziare l’offerta ospedaliera ennese, nella prospettiva del 4° Policlinico Universitario.