La crisi idrica ed il buco nell’acqua della politica

Alla politica la questione “acqua” è sfuggita di mano e, nella migliore delle ipotesi, coloro che non hanno una diretta responsabilità non possono ritenersi esonerati da responsabilità oggettive. Tali sono infatti quelle responsabilità di chi si è assunto l’onere di rappresentare gli interessi della collettività senza
riuscirci.

Gli obiettivi della politica

Nessuno è obbligato ad esercitare funzioni pubbliche elettive, ma, allorquando ciò avviene, il raggiungimento degli obiettivi prefissati durante la fase elettorale devono essere raggiunti “senza se e senza ma”, nel rispetto dei ruoli assegnati e delle posizioni politiche di provenienza.

Il passaggio da classe politica a casta

Quando il rapporto tra rappresentati e rappresentanti viene costantemente alimentato attraverso il civico istituto delle “partecipazione”, il sistema democratico funziona. Quando, invece, le dinamiche relazionali sottese al citato “patto sociale” si lussano perdendo consistenza, la classe politica perde di autorevolezza e si trasforma in “casta”. Da qui l’emersione spontanea prima, ed organizzata dopo, di mirate proteste finalizzate a fare emergere la sopravvenuta “sfiducia” nei confronti di chi governa i diversi livelli istituzionali.

La transizione democratica

E’ un fenomeno che si verifica ciclicamente, che nelle “non democrazie” si manifesta con pericolose rivolte e nelle “democrazie mature” si risolve attraverso repentini ricambi politico-elettorali. Durante la fase di transizione da un vecchio sistema che si vuole rottamare ad un nuovo sistema che si vuole sperimentare, il malcontento collettivo si auto-organizza secondo modelli di partecipazione extra-istituzionali. Tali modelli, nella maggior parte dei casi configurati in comitati ed associazioni, finiscono per privare di linfa
rappresentativa le Istituzioni elettive per alimentare le proprie organizzazioni.

La rabbia come collante dei Comitati

E’ proprio ciò che sta avvenendo in provincia di Enna, in cui sfiducia, rabbia e sconcerto sono diventati il collante che sta cementando i comitati civici che si sono costituiti in questi giorni non solo per protestare ma, soprattutto, per colmare i vuoti che la classe politica degli ultimi venti anni ha generato in un
ambito vitale qual’è quello della gestione delle risorse idriche. In tale contesto, in cui nessuno può alzare le mani in segno di deresponsabilità, patetici sono i recenti tentativi di mimetizzazione camaleontica.