Crisi idrica, le ragioni di un collasso annunciato

In attesa del 20 novembre, giorno in cui saranno chiusi i rubinetti della diga Ancipa a meno di un’improbabile ripresa delle piogge, in molti si chiedono perchè si sia arrivati a questo punto anche in quei Comuni dotati di riserve naturali come pozzi e sorgenti. In sostanza, perchè tutti i Comuni della
provincia di Enna sono stati serviti dall’Ancipa, anche a costo di pagare di più a Sicilia-Acque (delegata dalla Regione alla gestione delle risorse di “sovrambito”)?

Piano regolatore degli acquedotti

La risposta si trova nel Piano Regolatore Generale degli acquedotti che ha diviso il sistema acquedottistico in sistemi idrici chiusi per ciascuno dei quali sono state individuate le relative fonti, le utenze servite e le interconnessioni presenti fra le infrastrutture. Tra i criteri principali utilizzati nell’utilizzo delle fonti è stata privilegiata la risorsa “sovrambito”, laddove esiste la possibilità di approvvigionamento, quindi, in sequenza, le fonti intercomunali, quelle comunali e, laddove necessario, quelle private.

Le tipologie di fonti

Il Piano Regolatore ha imposto una gerarchia nelle politiche di sfruttamento delle fonti idriche, inducendo alla limitazione dell’uso delle risorse sotterranee, almeno in quei contesti territoriali ove le stesse manifestano una tendenza all’alterazione qualitativa e preferendo l’impiego delle risorse superficiali. Nella
logica di una gestione sostenibile della risorsa idrica, vi è l’alleggerimento dei prelievi dalle falde profonde, che dovranno intendersi solo come “riserve” strategiche ed emergenziali.

Cosa hanno fatto i sindaci?

Ora, se tutto questo è vero e la gerarchia nell’uso delle fonti si può derogare solo in presenza del decretato stato emergenziale, è altrettanto vero che non tutto appare al proprio posto. L’Assemblea Territoriale Idrica, composta dai nostri venti Sindaci, avrebbe dovuto dotarsi del “Piano operativo di emergenza per la crisi idropotabile” previsto sia dal proprio Statuto all’art. 7, comma 1,
lettera i) che all’art. 3, comma 3 lett. d), della l.r. n. 19/2015. L’approvazione di tale strumento di programmazione avrebbe consentito di individuare le modalità di monitoraggio dello stato delle risorse idropotabili e di individuare le misure e gli interventi da attuare in caso di rischio di emergenza idropotabile dovuta a siccità, fino alla dichiarazione dello stato di emergenza idropotabile.


Ma vi è molto di più, perchè l’esistenza di tale strumento (presente in altre realtà come quella toscana) avrebbe aiutato non poco l’attuale Commissario delegato per gli interventi urgenti per la gestione della crisi idrica e piano degli interventi alla redazione del “Piano degli interventi e delle misure più urgenti da realizzare con immediatezza per contrastare il contesto di criticità”, da sottoporre alla preventiva approvazione del Capo del Dipartimento della protezione civile.