Lo sperpero di soldi sull’acqua ed il business sull’oro blu

Cinquanta milioni di euro, stanziati sia dal Governo regionale sia da quello nazionale, per cercare, solo adesso, di fronteggiare e alleviare la crisi idrica che sta attanagliando soprattutto l’Ennese, il Nisseno e l’Agrigentino. Parliamo di cento miliardi delle vecchie lire che dovranno servire, in particolar modo ai Comuni, per trivellare i pozzi, comprare le autobotti e altro ancora. È il nuovo business che gira attorno alla crisi idrica. Montagne di soldi per cercare di dissetare i siciliani, dopo che, a metà degli anni 2000, si è deciso di appoggiarsi ai privati.

Lo sperpero sulle Cattedrali idriche

Poi l’inerzia della classe politica siciliana, incapace di trovare le giuste soluzioni, come emerso nel corso della trasmissione Lo Stato delle Cose andato in onda ieri sera su Rai 3, dissalatori costruiti e mai utilizzati; diverse centinaia di milioni di euro spesi per le dighe, alcune mai collaudate, come la diga Blufi, opera gigantesca rimasta incompleta. Insomma, una vera inattività delle istituzioni regionali. Così oggi, come per incanto, si scopre che accorre trivellare i pozzi per dissetare i siciliani.

L’acqua ai privati

Una riflessione però va fatta: perché la scelta di far gestire l’oro blu ai privati? Perché, in passato, non trivellare i pozzi, pur sapendo che si andava incontro alla desertificazione? Dicono che in Sicilia sono due i maggiori business: quello dei rifiuti e quello dell’acqua. Siciliacque, società mista partecipata al 75 per cento da Idrosicilia, controllata da Italgas, e al 25 per cento dalla Regione Siciliana, vende l’acqua a quasi 70 centesimi a metro cubo ad AcquaEnna, che, a sua volta, la rivende ai cittadini.

La rabbia in piazza

Durante la serata di ieri con collegamenti dalla piazza di Enna, l’inviata della trasmissione di Rai 3, la giornalista Ilenia Pietracalvino, è venuta fuori la rabbia delle famiglie ennesi e quella dei ristoratori, che chiedono l’acqua al fine di evitare di chiudere le loro attività.

La testimonianza

“Oggi il problema principale non riguarda la sospensione delle bollette- ha detto Gianfranco Lo Giudice, gestore di un ristorante, ascoltato telefonicamente- ma trovare la soluzione per avere l’acqua. La Sicilia, senza acqua, è in guerra. Il governo Schifani, insieme a Siciliacque, debbono trovare le giuste soluzioni. Un paese civile non può rimanere senza acqua- ci ha detto il ristoratore- Dighe realizzate e mai collaudate. Questa è una grande vergogna”. Insomma, per gli ennesi è falso il messaggio che questo dramma sia solo frutto della mancanza di pioggia. “C’è una grande responsabilità soprattutto della classe politica- sostenevano alcuni cittadini al termine della trasmissione di Giletti- I nostri governanti da un lato hanno privatizzato l’acqua, dall’altro non hanno pensato a realizzare le infrastrutture necessarie per sopperire alle emergenze. Così siamo costretti a leccarci le ferie”.