Dovrebbe partire a breve, in contrada Pianolonguillo, a Calascibetta, lo scavo di un pozzo per l’approvvigionamento dell’acqua potabile. A dichiararlo, ieri, è stato il sindaco Piero Capizzi, che ha aggiunto: “Il finanziamento è stato approvato la scorsa settimana nell’ultima cabina di regia. Si aspetta adesso che Palermo lo cuminichi all’Ati Enna“.
Intanto AcquaEnna, che gestisce la distribuzione del prezioso liquido in tutto il territorio provinciale, è già pronta per iniziare i lavori. Un’opera che consentirebbe di alleviare i problemi idrici soprattutto ai residenti della zona bassa del paese ma anche a tutti quei cittadini che abitano nelle contrade San Leonardo, Buonriposo e Pianolonguillo.
I turni di erogazione dell’acqua, che a Calascibetta sono ogni cinque giorni, stanno creando forti
disagi alla popolazione. Ci sono arterie, come via Giudea e altre ancora, quali Via Granatelli, Via Di Grazia, Via Rabiolo e Via Guglia, dove l’acqua è mancata per più di una settimana mandando su tutte le furie i residenti. Senza la pressione adeguata all’interno della condotta, l’acqua non riesce a raggiungere le abitazioni.
Occorrerebbero infatti 12 litri al secondo mentre a Calascibetta, attualmente, ne arrivano solamente 2 litri al secondo. Intanto- risolti da Sicilicque i problemi nella condotta dell’Ancipa- il sindaco Capizzi ha comunicato che per la giornata di oggi, martedì 24 settembre, l’erogazione dell’acqua sarà continua in tutto il paese. Le scene viste domenica pomeriggio, con i cittadini che andavano a rifornirsi dall’autobotte messa a disposizione da AcquaEnna, su richiesta del sindaco Piero Capizzi, ci hanno portato indietro di oltre mezzo secolo. La gente è disperata, in Via Nazionale lamenta la mancanza di acqua dallo scorso quattordici settembre. E’ pur vero che il grande invaso dell’Ancipa, capace di contenere sino a 33
milioni di metri cubi d’acqua, è quasi a secco per manacnza di forti piogge ma al tempo stesso va detto che i governi regionali che si sono succeduti nell’ultimo ventennio hanno fatto poco o nulla.
Un esempio su tutti sono i dissalatori, realizzati a Gela, Trapani e Porto Empedocle, chiusi tra il 2010 e il 2014 perchè obsoleti. Una presenza, quella degli impianti di desalinizzazione, che, se funzionanti, allevierebbero i problemi soprattutto ai cittadini che risiedono nel territorio nisseno e in quello agrigentino. Due province dove, oltre alla forte penuria di acqua, occorre fare i conti anche con le condotte colabrodo.
Così una parte del quantitativo di acqua che esce dalla diga dell’Ancipa, per essere destinato a questi due territori, si disperde strada facendo. L’acqua non si nega a nessuno- ci spiegava in questi giorni un addetto ai lavori- ma l’inefficienza della politica regionale, che per tanti anni ha girato le spalle ai dissalatori, ha fatto sì che l’Ancipa, collocata in territorio Ennese, dovesse forzatamente rifornire anche territori che confinano con il mare. Un vero paradosso perchè nell’isola di Malta, come abbiamo
scritto l’altro ieri, il funzionamento di alcuni dissalatori garantisce l’acqua potabile, quotidianamente, ai residenti e ai turisti. Intanto, ritornando ai problemi idrici di casa nostra, dove la Procura di Enna ha aperto un fascicolo per approfondire tutta la vicenda e capire se sussistono profili di illeggittimità, va detto che un primo passo utile ad evitare il disperdersi di acqua è stato fatto, con AcquaEnna che ha realizzato la nuova rete idrica in molti comuni dell’Ennese.
Adesso però occorre il miracolo dal cielo, inoltre visto il clima torrido estivo e, di conseguenza, la mancanza di piogge per diversi mesi dell’anno, i sindaci del territorio, e non solo, dovranno sbracciarsi al fine di recuperare le somme necessarie per trivellare i pozzi. Infine, compito della deputazione regionale, dovrebbe essere quello di rivedere le esose tariffe idriche.