La crisi idrica nell’Ennese e le tariffe da cambiare

La crisi idrica che stiamo attraversando sta facendo emergere tutte le contraddizioni del patto-sociale che i cittadini hanno sottoscritto con i loro rappresentanti. A fronte di un’emergenza così drammatica le risposte di chi è chiamato a gestire con poteri straordinari questa fase storica sono deboli e poco convincenti. Vero è che le ragioni di tale fallimento vengono da lontano e che oggi è difficile puntare il dito verso chi avrebbe dovuto fare e non ha fatto.

Servizio idrico claudicante

Una cosa è però certa, gli utenti del servizio idrico non possono continuare ad essere vessati da un tariffa che non rappresenta più il corrispettivo di un servizio sempre più aleatorio e claudicante. Se non è revocabile in dubbio che la siccità dei nostri territori è dovuta principalmente all’assenza di piogge, è altrettanto vero che una siffatta emergenza climatica non può essere automaticamente inserita tra le voci di costo della tariffa idrica.

Le ragioni climatiche

Il legislatore, nell’esercizio della sua discrezionalità in materia di politica economica e fiscale, può infatti decidere di passare da un sistema basato sulla fiscalità di un contributo (come quello del servizio rifiuti) ad uno fondato sulla corrispettività di una tariffa (come quello del servizio idrico). Nell’ipotesi della tariffa idrica disciplinata dalla legge Galli n. 36/94, l’approdo del legislatore si fonda sull’analisi della disciplina della prestazione e mira a discriminare ciò che non risulta inquadrabile nella sua struttura non sinallagmatica, costituendo un mero contributo di scopo. Ora, così come in passato fu estrapolata dalla tariffa la voce di costo dei depuratori non realizzati perchè sprovvista di quel “beneficio” che l’utente finale riceve concretamente dal servizio in forza del sottoscritto contratto d’utenza, allo stesso modo è da estrapolare una voce di costo determinata da un fatto straordinario come quello climatico che ha tutte le caratteristiche della debenza paratributaria. Una fattispecie che può definirsi “di scopo”, almeno in senso lato, perché destinata ad assicurare il preteso equilibrio economico-gestionale del servizio idrico e la relativa copertura integrale dei costi.

La copertura economica

In tale contesto, il legislatore, attingendo alla fiscalità generale, dovrebbe farsi carico di dare copertura agli squilibri economici-finanziari che inevitabilmente subirebbe l’Ente gestore del servizio. In questo modo il cittadino mantiene lo status di “utente” nei confronti dell’Ente gestore col quale ha condiviso il contratto d’utenza, ma è pronto a vestire i panni del “contribuente” per contribuire a finanziare, quota parte, il gap della tariffa idrica. La diversa configurazione giuridica della pretesa “a monte” comporta una diversa tipologia di remunerazione del servizio “a valle”. Infatti, mentre la tariffa viene richiesta direttamente all’utente sulla base del rapporto sinallagmatico il contributo va invece richiesto alla collettività attraverso la fiscalità generale.