Rugolo, Gisana, “fatti prima che fossi vescovo”, Pennisi, “mai avuto segnalazioni”

“Se durante il mio vescovato alla Diocesi di Pazza Armerina fossi venuto a conoscenza di questi fatti che, preciso, per me costituiscono reato, non avrei esitato a prendere provvedimenti”. Lo dice il vescovo Michele Pennisi, che da ultimo, prima di andare in pensione, è stato alla guida della Diocesi di Monreale ma fino al 2013  è stato vescovo della Diocesi di Piazza Armerina.

L’intervista del vescovo Gisana a La Stampa

Una presa di posizione dopo le parole del vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana che, stamane in una intervista sul quotidiano nazionale La Stampa, in merito alle motivazioni della sentenza di condanna di Giuseppe Rugolo (4 anni e mezzo per violenza sessuale), ha spiegato che “i fatti che hanno riguardato Antonio Messina e Giuseppe Rugolo si sono verificati prima del mio insediamento a Piazza Armerina come vescovo, nel 2014”.

Pennisi, “mai avuto segnalazioni”

“Io non ho mai ricevuto alcuna segnalazione in merito a Rugolo- ribadisce Pennisi – Perchè quando sono stato informato, come in un caso di Gela, ho preso immediatamente seri provvedimenti”.

I giudici sulla Curia

Per il collegio giudicante del Tribunale di Enna, il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, non imputato nel processo, sarebbe stato “ben consapevole da molti anni delle segnalazioni effettuate inerenti gli abusi patiti da un ragazzo ancora minorenne, non solo ritardando volutamente l’incontro con Messina ed i suoi familiari, ma evitando di attuare qualsiasi forma di controllo o di provvedimento a tutela dei fedeli, soprattutto adolescenti, facenti parte della comunità religiosa da lui guidata che pure il suo ruolo gli imponeva”. Il Tribunale ha condannato, insieme a Rugolo, la Curia vescovile della Diocesi di Piazza Armerina al pagamento delle spese.

La difesa di Gisana

Nell’intervista rilasciata a La Stampa, il vescovo di Piazza Armerina si è detto “addolorato per quanto sia avvenuto” ed ancora “ho agito sulla base di quanto potevo conoscere all’epoca dei fatti e ho dato piena collaborazione all’autorità giudiziaria inquirente”.