Processo Rugolo, ecco le motivazioni della sentenza

Sono state depositate le motivazioni della sentenza dei giudici del Tribunale di Enna che hanno condannato a 4 anni e sei mesi Giuseppe Rugolo il sacerdote di Enna finito sotto processo per violenza sessuale aggravata a danno di minori.

La credibilità della vittima

Nelle 222 pagine del dispositivo emergono alcuni particolari, a cominciare dal profilo di Antonio Messina, l’archeologo dalla cui denuncia è scaturita l’inchiesta di Rugolo, tratto in arresto nell’aprile del 2021. Secondo i giudici, Messina “ha mostrato particolare lucidità, coerenza e logicità , offrendo un’articolata ed originale narrazione in termini congrui rispetto ai fattori spazio- temporali in cui i fatti denunciati vanno necessariamente collocati”.

Rugolo ed i vertici religiosi

Nelle motivazioni è indicato che “l’imputato commetteva impunemente abusi sessuali ai danni di due giovani adolescenti, consapevole di poter contare sull’appoggio dei vertici religiosi, che, al contrario, contribuivano a rafforzare all’esterno l’immagine di padre Rugolo quale esponente di spicco del clero locale”

Il comportamento del vescovo secondo i giudici

Per il collegio giudicante , presidente Francesco Paolo Pitarresi e giudici Elisa D’Aveni e Maria Rosaria Santoni, quest’ultimo giudice estensore, il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, non imputato nel processo, sulla scorta delle conversazioni con don Rugolo, sarebbe stato “ben consapevole da molti anni delle segnalazioni effettuate inerenti gli abusi patiti da un ragazzo ancora minorenne, non solo ritardando volutamente l’incontro con Messina ed i suoi familiari, ma evitando di attuare qualsiasi forma di controllo o di provvedimento a tutela dei fedeli, soprattutto adolescenti, facenti parte della comunità religiosa da lui guidata che pure il suo ruolo gli imponeva”.

I giudici, “in definitiva la Curia diocesana va condannata in solido con don Rugolo, quale responsabile civile, a risarcire il danno patito dalle associazioni costituite parte civili Rete l’Abuso e Cotulevi.