Sos acqua, a Troina si rivedono i bidoni come negli anni 70
Troina - 24/07/2024
I troinesi alla carenza d’acqua per usi civili non sono più abituati dalla prima metà degli anni ’70 del Novecento. Non piove da molti mesi e il livello dell’acqua nell’invaso dell’Ancipa scende di giorno in giorno. Se continua così, fra non molto, non ci sarà più acqua.
Si rispolverano i bidoni
E i troinesi dovranno attrezzarsi di bidoni e vasche e riprendere le vecchie abitudini di una volta, quando l’acqua veniva distribuita in paese con le autobotti alcuni giorni a settimana. Non sarà piacevole rivivere il disagio di mezzo secolo fa, che ben ricordano quelli nati prima degli anni ’70. Gli altri, nati dopo, non l’hanno vissuto quel disagio, ma ne hanno sentito parlare. E la cosa li preoccupa lo stesso.
La siccità e la pessima gestione dell’acqua
Se non piove per il cambiamento climatico, c’è poco da fare nell’immediato. Si sarebbe dovuto fare prima, ma non si è fatto, una cosa ben precisa: mantenere in perfetta efficienza i tubi che trasportano e distribuiscono l’acqua. Da questi tubi, che sono un vero e proprio colabrodo, fuoriesce circa metà dell’acqua che ci passa. Ben si adattano alla circostanza le parole usate da Stefano Massini, che sarà proprio a Troina il 2 agosto per un suo spettacolo, nell’articolo comparso su Robinson, il supplemento culturale del quotidiano “la Repubblica” di domenica: “Colpa del surriscaldamento climatico? Certo che sì, impossibile non riconoscerlo. Ma al surriscaldamento si aggiunge la spregiudicatezza criminale di chi non cura la manutenzione della rete idrica, cosicché su un’isola martoriata dalla siccità tocca assistere al 52,5 % per cento di dispersione delle acque”.
Troina dipende dall’Ancipa
Troina dipende esclusivamente dall’acqua dell’Ancipa per l’approvvigionamento idrico, come gran parte dei comuni dell’ennese, del nisseno e dell’agrigentino. La diga Ancipa, che sbarra il corso del fiume Troina, è stata costruita nei territori dei comuni di Troina e Cesarò sul versante meridionale dei Nebrodi negli anni 1949-1952 alla quota di 950 metri sul livello del mare. Ha una capacità d’invaso di 30,4 milioni di metri cubi d’acqua, ma il volume di regolazione è di 27,8 milioni di metri cubi. L’altezza dello sbarramento è di 112 metri, ma l’altezza massima di ritenuta è di 98,50 metri. Lo sviluppo di coronamento della diga è di 253 metri. Nell’invaso sono raccolte anche le acque dei torrenti Schicciomira, Cicogna, Braccallà e Sant’Elia, captate e convogliate mediante un galleria di gronda che sbocca a sinistra della diga. Le acque raccolte sono utilizzate per scopo potabile e per produrre energia elettrica nelle centrali a valle di Radicone, Grottafumata, Contrasto, Paternò e Barca. Le acque di scarico di queste centrali vengono utilizzate per fini irrigui dai consorzi di bonifica e da privati.
Foto tratta da strettoweb