Siccità, ecco quanto ci costa, a picco produzione di olio

Secondo i dati elaborati da The European House – Ambrosetti, un think tank composto da un gruppo di analisti economici, con quasi 300 euro ad abitante (284 euro), l’Italia è il primo Paese in Europa per perdite economiche dovute al cambiamento climatico, una cifra aumentata di 5 volte (+490%) dal 2015 a oggi. Un rapporto, pubblicato sull’agenzia di stampa Agi, che, come campione per l’Italia, ha coinvolto 42 tra aziende e istituzioni della filiera estesa dell’acqua.

La situazione negli altri paesi Ue

La situazione è critica anche in Spagna (221 euro di perdite ad abitante) e in Ungheria (214), mentre Germania e Francia rimangono più vicine alla media europea di 116 euro a cittadino, fanno sapere da Ambrosetti. I danni economici, causati principalmente da alluvioni (44% dei casi), tempeste (34%) e ondate di calore (14%), sono invece quasi impercettibili in Grecia, Danimarca, Lituania e Polonia.

Il tema dell’acqua

“Viviamo una situazione particolarmente delicata soprattutto nel nostro Paese”, spiega Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House-Ambrosetti che aggiunge: “La corretta gestione della risorsa idrica è e sarà perciò un elemento sempre più decisivo”.

Il caso Enna

A fronte di una emergenza climatica da paura, con una siccità devastante, il territorio di Enna è fragilissimo: non c’è acqua per le utenze domestiche, figurarsi per le aziende agricole, che, peraltro, devono fare i conti con invasi secchi, altri malfunzionanti, per non parlare delle perdite idriche. Si sta prosciugando tutto, basta fare un salto al lago di Pergusa per rendersi conto della situazione.

Le conseguenze per le aziende

Naturalmente, gli effetti dei cambiamenti climatici condizioneranno nell’immediato futuro l’economia su scala nazionale ma i morsi della crisi si sentiranno di più nelle aree interne, le più svantaggiate quando si affronta una crisi. Il pericolo dell’abbandono del territorio è dietro l’angolo ma andiamo a vedere i numeri stando al rapporto di Ambrosetti. Nelle regioni italiane – sono già 12 quelle a elevato stress idrico, Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia le più esposte in assoluto –, i settori economici che subiscono il maggiore impatto dalla scarsità d’acqua sono quello agricolo e idroelettrico.

La produzione di olio in sofferenza

Oltre al grano, nel territorio ennese ha un suo peso la produzione di olio che, stando allo studio subirà un cedimento. Come certificato dalla Community Valore Acqua per l’Italia Teha, c’è stato un arretramento del 27%. Inoltre, la produzione di miele si è ridotta del 70%, del 63% quella delle pere e del 60% di ciliegie, il vino è andato sotto del 12%.

Lo scenario

“Se non riuscissimo a invertire la tendenza e si dovessero raggiungere i +2° di riscaldamento globale – sottolinea Benedetta Brioschi, partner Teha – raddoppierebbe la perdita di capacità idroelettrica in Italia e triplicherebbe se si raggiungesse un riscaldamento di 3 gradi in più nel Sud Italia e lungo l’arco alpino”.

Come uscire dalla crisi

Secondo il Commissario Straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica Nicola Dell’Acqua, intervenuto alla prima riunione della Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti, per migliorare la crisi idrica si dovrebbero dare più poteri alle autorità di bacino perché “sono gli enti che possono aiutare il Paese a governare l’emergenza siccità affidando loro la pianificazione dell’approvvigionamento idrico primario e lasciando solo la gestione locale alle regioni”.

L’unico strumento necessario per la pianificazione degli interventi”, ha aggiunto Dell’Acqua, “è quello del bilancio idrico che deve essere redatto a livello di distretto in una visione più ampia che superi diatribe locali e regionali. Non abbiamo più il tempo di assistere a diatribe sul pagamento della risorsa, tutti gli attori in campo devono prendere coscienza del pesante impatto della gestione frammentata dell’acqua sul futuro dell’Italia”.