Nissoria

Caso EnnaEuno, giudici d’Appello danno ragione al Comune di Nicosia

La Corte di Appello di Caltanissetta, presieduta da Giuseppe Melisenda Giambirtoni, consiglieri a latere Emanuele Di Gregorio e Maria Lucia Insinga, accogliendo le eccezioni sollevate dall’avvocato Salvatore Timpanaro, difensore del Comune di Nicosia, ha rigettato l’appello proposto da Credito Siciliano (cui è succeduta, nel frattempo, Credit Agricole Italia e Elrond unipersonale) che pretendeva dall’ente il pagamento di circa un milione di euro.

La vicenda

I fatti da cui origina l’intricatissima vicenda giudiziaria promossa dall’ex Banco di Sicilia nei confronti dei comuni dell’ennese e della società EnnaEuno che si è occupata della gestione dei rifiuti in provincia di Enna poi sottoposta ad un procedimento fallimentare, risalgono ad oltre un decennio fa.

Il decreto ingiuntivo di oltre 6 milioni

Nel 2009, infatti, il Credito Siciliano, come fa sapere la difesa del Comune, ottenne dal Tribunale di Enna un decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo per oltre sei milioni e seicentomila euro nei confronti dei comuni ennesi.

La quota del Comune di Nicosia

La quota dovuta dal Comune di Nicosia alla banca era di € 605.811,08 oltre interessi. Credito Siciliano sosteneva, infatti, di aver avuto ceduto da EnnaEuno (la società d’ambito composta dai comuni ricompresi nell’ATO di Enna) il credito che la stessa vantava per la riscossione volontaria della T.I.A. (Tariffa di igiene ambientale).

Il pignoramento di 600 mila euro

Sulla base del decreto ingiuntivo, il 28 settembre 2009 Credito Siciliano riuscì a pignorare presso la tesoreria del Comune di Nicosia la somma di 608.000 euro.

L’appello della banca

Il Comune propose però opposizione al decreto ingiuntivo ed il Tribunale di Enna, con sentenza del 18 aprile 2017, revocò il decreto ingiuntivo. Credito Siciliano S.p.A., nel corso dell’appello, con ricorso del 29 gennaio 2018, aveva richiesto, inoltre, nei confronti del Comune di Nicosia il sequestro conservativo di ben 608.000 euro oltre accessori. Anche nel procedimento per sequestro il Comune di Nicosia si è costituito con l’avvocato Timpanaro mentre a difendere gli interessi della banca è stato Pietro Abadessa, ordinario di diritto commerciale presso l’Università Cattolica di Milano, luminare di diritto bancario e famoso negli ambienti accademici anche in Germania.

La Corte di Appello ha dato ragione al Comune, accogliendo le eccezioni di procedura proposte dall’avvocato Timpanaro, rigettando la richiesta di sequestro. “Ora, con la sentenza di appello del 16 luglio scorso, che condanna la banca appellante anche al pagamento delle spese processuali – salvo che la banca non decida di ricorrere per cassazione – dovrebbe considerarsi esaurita l’intricatissima vicenda giudiziaria e messe al riparo da ogni rischio le casse comunali” fa sapere la difesa del Comune di Nicosia.

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redazione-vivienna
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