La demolizione del muro in cemento armato realizzato a ridosso del Castello di Lombardia nell’ambito dei lavori di valorizzazione dello stesso a cura del Comune di Enna ci consegna un significato simbolico che merita di essere risaltato. Al di là della specifica polemica sulla bontà progettuale di alcuni interventi e sulle autorizzazioni rilasciate dagli enti competenti, gli ennesi hanno dimostrato di riconoscersi in una “comunità patrimoniale”, attribuendo all’antico maniero un valore particolare e identificativo del proprio patrimonio culturale, meritevole di essere sostenuto e trasmesso alle generazioni future.
In tale contesto, la demolizione del muro ha fatto emergere quell’humus comunitario basato su processi trasversali e partecipativi attraverso i quali si è diffusamente sostenuto con fermezza il diritto al patrimonio culturale e alla partecipazione alla vita culturale della comunità come parte di un processo di
piena realizzazione dei diritti fondamentali dell’uomo e in vista della costruzione di un comune e condiviso patrimonio culturale.
Di qui il valore identitario del Castello di Lombardia, così come la sua rilevanza politica e sociale, il ruolo proattivo nelle strategie di sviluppo territoriale contro i rischi di deriva conflittuale e oppositiva tra istanze identitarie e patrimoniali distinte. Non è infrequente, infatti, che la “comunità patrimoniale” si presenti in
opposizione o parzialmente in contrasto con le risoluzioni e le scelte portate avanti dagli enti pubblici preposti in merito a questioni inerenti la qualità della vita e la tutela dei luoghi.
Da questa esperienza la “comunità patrimoniale” ennese ne esce rafforzata nella sua definizione identitaria, dimostrando di essere capace di elaborare autonomamente idee ed interpretazioni del proprio territorio e delle proprie risorse
culturali.