Dal punto di viste economico, il grano del Dittaino è una miniera d’oro. Rischia, però, di esaurirsi, per colpa della siccità, con ricadute evidenti sotto l’aspetto finanziario ed occupazionale, considerata la mole di aziende attorno ad esso. Da una parte ci sono gli invasi secchi, a causa della penuria di pioggia, dall’altra ci sono le perdite di una condotta che ha fatto il suo tempo. Il Governo nazionale ha proclamato lo stato di emergenza, elargendo i primi venti milioni che, però, non sembrano sufficienti. La Regione ha anche stanziato delle altre risorse per finanziare dissalatori e ricerca di nuovi pozzi.
Un imprenditore agricolo di Agira, Antonio Pecorino, di appena 25 anni, ha raccontato la sua storia al Tg3 Sicilia, spiegando non solo la crisi del grano ma di tutto il comparto agricolo. “Non è più conveniente prendere il raccolto, basta prendere una spiga: dentro è vuota” spiega il giovane imprenditore che circa un anno e mezzo fa ha pensato di diversificare, acquistando circa 3 mila piantine di arance.
“Ho allestito un impianto irriguo a goccia ma sono in condizione critica” spiega ancora l’imprenditore che dispone di un piccolo invaso per alimentare il sistema di irrigazione ma con la siccità si sta abbassando il livello dell’acqua. “La piantina ha un anno e mezzo di vita, per cui rischia di morire” ha chiosato Pecorino.
Il Dittaino è uno dei cuori pulsanti della produzione di grano. Andando a scorrere le informazioni fornite dalla Cooperativa agricola Valle del Dittaino, emerge che, in quest’area, ci sono “circa 4.000 ettari di superficie agricola, di cui la metà coltivata a frumento duro e tenero, 8.000 tonnellate di stoccaggio di cereali e ben 8.000.000 kg di pane e prodotti da forno realizzati ogni anno su 4 linee automatiche”.
E così, il rischio di aumento delle importazioni è evidente. Nei mesi scorsi, in un articolo del Corriere della Sera si scoprì che l’Italia ha aumentato gli acquisto dalla Russia. Il flusso di questa tipologia di prodotto è decuplicato, pari al 1,164% nell’ultimo anno, superando altri tradizionali partner internazionali dell’Italia come il Canada.
Nel febbraio scorso, gli agricoltori, tra cui una delegazione del presidio del Dittaino, bloccarono diversi camion che trasportavano grano d’importazione dal Canada.
Secondo Legambiente, il glifosato, usato per il grano canadese, può essere rinvenuto nei prodotti finali come pasta o pane, consumati dalla popolazione tutti i giorni e i cui effetti però non si manifestano immediatamente.
Lo scorso novembre la Commissione europea ha rinnovato fino al 2033 la possibilità di utilizzare il glifosato. Legambiente, insieme ad altre associazioni, chiede “di applicare con rigore il principio di precauzione laddove vi sia anche una piccola probabilità di rischio per la salute pubblica e per l’ambiente”.