E’ un attacco frontale al presidente del Consiglio comunale di Piazza Armerina quello mosso dal commissario della Lega, Totò Cimino, in merito al futuro dell’ospedale Chiello di Piazza Armerina.
L’esponente della Lega, che denuncia le condizioni della struttura che necessita di essere potenziata soprattutto in alcune branchie, come il Pronto soccorso, ed ancora “Dermatologia, Lungodegenza, Riabilitazione, Nefrologia dialisi, il Centro per i disturbi cognitivi e le demenze”, segnala la difficoltà nell’affrontare pubblicamente il tema della sanità.
“La nostra idea era quella di promuovere – dice Cimino – un confronto propositivo nel solo interesse della nostra comunità su una problematica che oramai da anni, penalizza l’intero settore sanitario del territorio. Ma devo purtroppo “denunciare” l’assoluta negligenza da parte del presidente del consiglio comunale che, dopo oltre un mese, non ha ritenuto opportuno prendere in considerazione la richiesta di un partito politico che a qualcuno forse comincia a dare fastidio, ma che piaccia o no, rappresenta le istanze di una parte di cittadini che ha deciso di aderire al nostro partito perché crede nelle persone che ne fanno parte e che vogliono spendersi per il territorio”.
Secondo il commissario della Lega di Piazza Armerina, “il presidente del consiglio dovrebbe scusarsi per avere snobbato la richiesta di un partito che mira a proporre idee su una problematica che non riguarda la Lega o altri partiti politici, ma riguarda tutti i cittadini di Piazza Armerina e dintorni”.
Oltre al potenziamento dei reparti dell’ospedale, il commissario della Lega avanza un’altra proposta. “Chiediamo la valutazione – dice Cimino – e riprogrammazione di posti letto RSA con una sede a Piazza Armerina, magari presso l’attuale sede distrettuale. Naturalmente ogni proposta può essere valutata e migliorata, l’importante che si affronti questa problematica così complessa nell’interesse dei cittadini e dell’intero territorio, sia esso socio sanitario ( Piazza Armerina, Aidone, Barrafranca, Pietraperzia), ma anche nei confronti dei comuni che pur non facendo parte della provincia, usufruiscono da decenni delle prestazioni della sanità Ennese”