Secondo le analisi di Uniontrasporti sul fabbisogno di infrastrutture al Sud, nel Mezzogiorno è attivo il 33% delle imprese italiane, eppure quest’area riesce a contribuire molto poco al Pil del Paese e qui la crescita è più lenta rispetto alla media nazionale (+3,5% contro +3,7%) e l’occupazione arranca (+1,2% a fronte di +1,7%). Nella top ten della classifica del contributo delle regioni al Pil resistono solo Campania (settima), Sicilia (ottava) e Puglia (nona).
Domani, venerdì 19 aprile, al convegno dei Giovani Sud di Ance, alle 14.30 a Palazzo Biscari a Catania – che vedrà l’intervento anche dell’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò – Antonello Fontanili, direttore generale di Uniontrasporti, spiegherà come questo ritardo sia in larga parte dovuto al gap infrastrutturale del Sud che, fatto 100 l’indice medio del Paese, registra un KPI di performance infrastrutturale pari a 83, dove solo la Campania è allineata al livello nazionale grazie all’alta velocità ferroviaria, a fronte di risultati ben superiori per il Nord Ovest (107) e il Nord Est (123,5).
Attraverso oltre 90 tavoli di confronto è stato individuato un fabbisogno di 535 opere infrastrutturali necessarie per la ripresa del Paese, suddivise in tre livelli di priorità. Fra queste, attraverso un’indagine condotta da Uniontrasporti fra 12mila imprese, sono state selezionate 100 opere prioritarie più urgenti, cinque per ogni regione, per un valore complessivo di 140 miliardi di euro: le 40 opere che riguardano il Sud richiedono un investimento di ben 82 miliardi.
Nel lungo elenco spiccano la ferrovia ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria, il Ponte sullo Stretto di Messina, la Ss106 Jonica, la A2 Autostrada del Mediterraneo, l’Alta velocità Adriatica, l’alta velocità Palermo-Catania-Messina, la ferrovia Napoli-Bari, la Sassari-Olbia e Sassari-Nuoro, la Ss131 Carlo Felice, la Nuoro-Olbia-Santa Teresa di Gallura, la Roma-L’Aquila, la Sicignano-Potenza, la Fondovalle Fresilia, l’antemurale di Ponente di Porto Torres, la Ferrandina-Matera-La Martella, la A14, la A24 e A25, la Sibari-Melito Porto Salvo e la Lamezia Terme-Catanzaro Lido, la Pescara-Roma.
Da parte sua, Alessandro Panaro, Head of Maritime & Energy del centro studi Srm, nella sua analisi evidenzierà la valenza dei traffici dei porti italiani e del Sud e come il 52% del traffico nazionale marittimo Ro-Ro passi dagli scali meridionali e sia un grande volàno di crescita. Per il futuro, occorrerà investire, anche col sostegno della Zes unica, in infrastrutture ed efficienza logistica per ampliare gli spazi e velocizzare l’imbarco e sbarco delle merci nonché migliorare i sistemi di connessione verso l’entroterra.